Viaggiare leggendo è uno dei refrain estivi più consolidati, benché messi alla prova dalle pigrizie tecnologicamente indotte degli ultimi dieci-quindici anni. Eppure, col ritorno alla vita dopo la triste stagione pandemica, si percepisce come le persone lo desiderino, esattamente come desiderano vedere i posti, viverli e incontrarci altra gente. Nel corso delle prime presentazioni di Da luoghi lontani (Arkadia Editore) in giro per l’Italia, ho avuto modo di sentirlo con chiarezza.
Da Senigallia a Firenze, da Vercelli a Torino, da Barga a Urbino, ho percepito nitidamente come spostarsi e toccare (perché mi riferisco proprio al libro cartaceo, oggetto gradevolissimo come forma e consistenza, ancor prima che per i contenuti) fossero proprio le cose che più ci mancavano.
Stiamo preparando un ricco calendario di presentazioni e reading in numerose città italiane per parlarvi della nostra nuova uscita, Da luoghi lontani (Arkadia Editore), la raccolta di racconti che ho scritto insieme a Carlo Cuppinie a Sandra Salvato, in arrivo il 14 aprile 2022.
Un itinerario che, a partire dai primi di maggio, vi e ci accompagnerà in un viaggio tra luoghi del mondo reale, della mente e dello spirito, alla ricerca di un filo conduttore che attraversa spazio e tempo.
A presto per i primi aggiornamenti!
Libro disponibile in tutte le librerie italiane (distribuzione Messaggerie) e sui principali portali di commercio librario online (acquistabile anche dal resto d’Europa tramite ibs.it)
In questi giorni, nei quali – mi si passi l’espressione un po’ grezza – ho chiuso tanti cerchi interiori, è nata in me una riflessione sul valore del silenzio: una dimensione che, in questi due anni e mezzo di sofferenza, deliri, polemiche e attacchi, è stata sommersa da una ridda di voci, urla e aggressività.
Il problema di fondo del silenzio è che costa. E un problema aggiuntivo è che è difficile da interpretare; difficile da tradurre. Andiamo per ordine. Senza dubbio costa, dicevo. Sì, perché la tentazione di non perdere il treno di un dibattito, di una notizia (vera o manipolata che sia), di una polemica o altro – the fear of missing out, come direbbero in America -, ci ammorba pressoché costantemente. E allora anche l’atto più elementare e automatico, respirare, diventa un riflesso non solo involontario, com’è naturale che sia, ma in-cosciente, ovvero non consapevole. Così, al respiro viene inevitabilmente ad associarsi la dualità, la contrapposizione e quindi l’affanno, l’ansia, l’incapacità di dire di no a questo gioco perverso, e la conseguente chiusura del cuore, del plesso solare, sede della spontaneità della vocazione più profonda – della genuinità del Sé.
Giovanni Pascoli, nella poesia L’aquilone, scriveva: “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico”, riferendosi all’arrivo della primavera. Una miglior istantanea del rinnovamento dell’aria di questo inizio di stagione non si potrebbe immaginare. In questi giorni – pur sapendo che sta per arrivare una nuova sferzata di freddo – l’ho sperimentato. Anzi, proprio in questa commistione di novità e “ancestralità” dell’energia primaverile ho colto una delle dimostrazioni del fatto (comprovato dalla fisica quantistica) che il tempo, in definitiva, non esiste, dunque è perfettamente normale sentir vibrare nell’aria frequenze correlate a emozioni appartenenti a epoche lontane. Non mi riferisco solo all’infanzia (aspetto approfondito nei racconti della mia prossima pubblicazione condivisa con Carlo Cuppini e Sandra Salvato, Da luoghi lontani, in uscita per Arkadia Editore il 14 aprile), ma ai sogni, alle emozioni e alle realtà percettive di altre epoche.
Personalmente, la primavera mi evoca giornate assolate pomeridiane in salsa medievale, un po’ come in certi episodi del Decameron o dei Racconti di Canterbury di Pier Paolo Pasolini. Oppure certi scenari liberi e percorsi dal vento delle praterie di Rohan nel Signore degli Anelli di Tolkien.
Nuova uscita! Ora posso annunciarla insieme alla casa editrice Arkadia. Il 14 aprile uscirà Da luoghi lontani, raccolta di racconti (e, come mi piace chiamarla, concept-book) che ho scritto insieme a due amici e colleghi straordinari, Carlo Cuppinie Sandra Salvato.
Vi aspettiamo, e naturalmente speriamo di potervi incontrare presto in occasione di incontri che, ovunque si svolgano, saranno in un “luogo” accessibile a tutti (nessuno escluso), aperto alla condivisione, al libero confronto di idee e allo scambio di energie belle e costruttive.
Stanotte ho sognato Firenze invasa da una vigorosa onda di acqua limpida, che ripuliva tutto. E ho sognato anche José Altafini che si tuffava in Arno da un trampolino alto 30 metri installato all’altezza di Ponte alla Vittoria.
Mi sono svegliato poco dopo le 4 e, incredibile a dirsi, avevo in mente delle ottime idee, consonanti con queste “visioni”. Così mi sono alzato e ho iniziato a scrivere.
Mi è venuto in mente anche il romanzo Il mistero delle meraviglie scomparse di Carlo Cuppini (ed. Marcos y Marcos – l’ho recensito qui), dove nottetempo un Arno dispettoso si porta via i monumenti della città, ma soprattutto ho avuto conferma di come la notte porti consiglio e possa lanciare letterariamente in contropiede, come Gianni Rivera nell’azione del 2-1 di Altafini nella finale di Coppa dei Campioni a Wembley tra Milan e Benfica, nel 1963.
In questi giorni, sospesi tra l’irritazione per i tragici fatti a cui stiamo assistendo e l’allarmante stupidità delle discriminazioni ancora in atto a livello italiano e internazionale (e che la guerra sta rinnovando in forme demenziali), approfondisco ancor più la dimensione dello scrivere in solitudine. In passato mi capitava di farlo anche in luoghi affollati – per lo più in fase di revisione -, ma gli ultimi anni (ivi incluse le fasi di lockdown) mi hanno spinto, o forse costretto, ad apprezzare e valorizzare, in casa o all’aperto, i momenti di silenzio, in cui lasciar parlare la voce interiore e seguire il flusso creativo, del quale sono sempre stato solo tramite – o, in senso molto speciale, traduttore.
Oggi leggo un’ultima volta, prima di consegnarla, la raccolta di racconti – ma dovrei dire il “concept book” – che ho scritto insieme a Sandra Salvato e Carlo Cuppini, due colleghi e amici con i quali ho una sintonia speciale. Uscirà e la troverete in libreria nei prossimi mesi, e credo che toccherà diverse vostre corde profonde (con noi lo ha fatto).
Non anticipo nulla, ovviamente, ma mi limito a dire che la conclusione di questo lavoro, iniziato ormai tre ani e mezzo fa, arriva in un momento per me altamente significativo: quello in cui si lascia andare una visione del mondo e se ne apre un’altra, radicata nel Sé; e in cui ciò che futilmente prima contava smette di “premere”, e si prende atto che l’Essenza viaggia su frequenze più alte.
Aggiungo solo una cosa: l’epigrafe tratta da Il Tao della fisica di Fritjof Capra, che l’autore ci ha gentilmente concesso di usare per il nostro libro. Sintonia splendida, anche quella con lui, che si è creata per una di quelle coincidenze che non sono coincidenze, ma magnetiche condivisioni.
“Il mondo naturale (…) è un mondo di varietà e complessità infinite, un mondo multidimensionale che non contiene né linee rette né forme perfettamente regolari, nel quale le cose non avvengono in successione ma tutte contemporaneamente; un mondo in cui – come ci insegna la fisica moderna – persino lo spazio vuoto ha una curvatura.”
(Fritjof Capra, Il Tao della fisica, traduzione di Giovanni Salio, Milano, Adelphi, 1989, pag. 31)
Nelle prossime settimane vi terremo aggiornati, e naturalmente poi seguirà l’annuncio ufficiale. Per il momento vi teniamo un po’ sulle spine e vi invitiamo a seguirci su tutti i nostri canali.
Nel frattempo cercherò – per quanto mi riguarda – di condividere con voi, come sempre faccio vari aspetti del mio processo creativo (anche relativo ad altri lavori).
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