SPAZIOTEMPO E PENSIERO

A volte mi rendo conto che il passare del tempo è solo illusorio – e infatti il tempo in definitiva non esiste, come ci insegnano gli sviluppi più recenti della fisica quantistica. L’unica cosa che esiste sono gli stati mentali e la consapevolezza individuale, la coscienza del Sé, e il salto quantico che ogni comprensione orientata in questa direzione comporta.
È così ogni volta che supero una folata di malinconia o di nostalgia – sentimento poetico ma inutile, come ci insegnano gli Elfi della Terra di Mezzo – con la coscienza del progresso compiuto anche attraverso le stagioni più difficili (personali e collettive) e con lo slancio di un nuovo progetto, che va oltre le mere categorie del “dovere” e rientra appieno nel piacere del dare attuazione alla vocazione profonda, e quindi è “fare anima”, come amava dire James Hillman.
Il paradosso – solo apparente – è che soltanto in questo stato animico in perenne attuazione/divenire c’è autentico scorrimento, flusso, avanzamento (e salute). Qualunque altra situazione comporta stasi, impotenza, pesantezza, e avvelena anima e corpo. Il “tempo”, dunque, ricomincia a scorrere (o lo “spaziotempo” ad animarsi) solo quando ci si accorge che non esiste o che è mera illusione, mentre in realtà viviamo nell’eterno presente dell’attuazione del Sé. Credo che fosse questo il senso della celebre frase di Gesù sugli uccelli del cielo e i gigli del campo (Mt 6, 25-33).
Anche perché – come ci ricorda Einstein – un problema non può essere risolto finché si rimane all’interno del sistema di pensiero che lo ha prodotto. Quindi vivere nel Sé, nell’attuazione della vocazione, fuori dalle trappole e dalle pesantezze del pensiero (anche alimentate dalla propaganda mediatica, o comunque dagli “altri”), è l’unico modo per risolvere i problemi.
Dobbiamo uscire dal tempo (e dal pensiero) per vivere pienamente radicati nel qui e ora (e nel cuore), che non è “tempo”, ma puro spazio (LO spazio della vita di ognuno).