Voci e Stoccolma

VOCI E STOCCOLMA

Quando scrivo, e in fondo anche quando traduco, cerco di rendermi il più possibile “tramite”, veicolo di una vibrazione-suono (sia che parta dal testo di un altro autore, come nel caso dello splendido romanzo di Amir Valle che sto traducendo dallo spagnolo e che uscirà in Italia a inizio autunno, sia che parta dal mio profondo, o forse dall’universo implicato di David Bohm – poco cambia).

Spesso quello che scrivo è veicolato dalle mie meditazioni, e spesso in sintonia con quanto emerge dalle terapie bioenergetiche che faccio col mio naturopata – che infatti ha pure ispirato il protagonista di un mio nuovo romanzo ancora inedito -, oltre che con le mie letture, i miei viaggi e i miei autonomi percorsi spirituali.

Voci
Un momento della presentazione di ieri a Bologna a La confraternita dell’uva (scattata dal libraio Giorgio)

Ieri, a Bologna, dopo la presentazione di Da luoghi alla libreria indipendente La confraternita dell’uva, insieme alla giornalista Emilia Vitulano, mentre aggiungevo la mia dedica a quelle di Carlo Cuppini e Sandra Salvato in una copia di Da luoghi lontani (Arkadia Editore), cercavo di concentrarmi su una frase significativa emersa durante quei percorsi, e non riuscivo a ricordare nulla. Poi me n’è venuta una che non corrisponde appieno a quelle “ricevute”, ma ne riproduce il senso in un modo nuovo e perfettamente in linea col mio saggio (auto)narrativo in corso di stesura.

“Oltre la danza della mente, seguendo le voci”

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Suono e parola nelle dinamiche creative

SUONO E PAROLA NELLE DINAMICHE CREATIVE

Suono

Per me il suono è fondamentale. Posso dire che la mia intera vita si basa su suoni o, in senso lato, vibrazioni. Tutto ciò che è emozione è infatti frequenza, dunque vibrazione, e ad ogni vibrazione è possibile associare un suono. E i suoni si articolano, dialogano, si intrecciano in contrappunti e controcanti sorprendenti.

Tutto questo torna, meravigliosamente chiaro e al contempo spaventosamente complesso, sia nello studio e nella pratica delle lingue (e anche nell’atto traduttivo), sia nella scrittura di un testo narrativo.

Ci sono sempre vari livelli che si sovrappongono, varie voci e motivi che “parlano” contemporaneamente, varie regole, percezioni, livelli di incisività del lessico e delle stesse strutture sintattiche e grammaticali che interagiscono tra loro, per esprimere un significato e veicolare un’emozione. E l’emozione, nell’arte, è la base imprescindibile.

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Grande onda, sogno, scrittura

GRANDE ONDA, SOGNO, SCRITTURA

Grande onda

Stanotte ho sognato Firenze invasa da una vigorosa onda di acqua limpida, che ripuliva tutto. E ho sognato anche José Altafini che si tuffava in Arno da un trampolino alto 30 metri installato all’altezza di Ponte alla Vittoria.

Mi sono svegliato poco dopo le 4 e, incredibile a dirsi, avevo in mente delle ottime idee, consonanti con queste “visioni”. Così mi sono alzato e ho iniziato a scrivere.

Mi è venuto in mente anche il romanzo Il mistero delle meraviglie scomparse di Carlo Cuppini (ed. Marcos y Marcos – l’ho recensito qui), dove nottetempo un Arno dispettoso si porta via i monumenti della città, ma soprattutto ho avuto conferma di come la notte porti consiglio e possa lanciare letterariamente in contropiede, come Gianni Rivera nell’azione del 2-1 di Altafini nella finale di Coppa dei Campioni a Wembley tra Milan e Benfica, nel 1963.

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Messaggi dei sogni e scrittura

MESSAGGI DEI SOGNI E SCRITTURA

Messaggi dei sogni

Mi capita spesso – per me che, fino a poco tempo fa, ero nottambulo – di svegliarmi molto presto. E mi accorgo che, verso le sei del mattino, sono massimamente recettivo. I canali energetico-spirituali sono aperti, i sogni sono altamente rivelatori e i messaggi che ricevo sono chiarissimi.

Spesso hanno a che fare con la trama di ciò che sto scrivendo. Quello che vedo e sento riguardo al mio nuovo libro (quello post-distopico di cui vi ho già scritto) ha a che fare con un orizzonte di rinascita, oltre il buio manipolatorio del presente e oltre ogni dualismo. Si tratta di un nuovo linguaggio, come sperimentare una nuova lingua o un nuovo tipo di musica. È una frontiera che ho sperimentato poche altre volte. Anzi, è la prima, almeno in modo così marcato.

Messaggi dei sogni

Qualcosa del genere mi era già successo, ma molto meno intensamente, mentre scrivevo Viale dei silenzi (Arkadia Editore). Lì l’aspetto-chiave era stato il dialogo dell’io narrante con il padre, che rifletteva (sia pur in una cornice di eventi non autobiografica) il mio dialogo spirituale con mio padre.
Per esempio in questo pezzo, dove Roberto, lo scrittore protagonista del romanzo, rileggeva in un suo manoscritto parole che aveva immaginato pronunciate dal genitore:

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Intuizioni narrative (e non)

INTUIZIONI NARRATIVE (E NON)

Intuizioni

Piccola considerazione, ma per me importante in questo tempo di chiarimenti e di svolte. Sapete (o, se non lo sapete, ve lo dico ora) che non costruisco mai a tavolino le trame dei miei libri, ma aspetto che mi si rivelino via via che procedo. Così facendo ho messo su una quadrilogia molto articolata (Internet. Cronache della fine, Galaad Edizioni), ma in cui, come per miracolo, alla fine tutto è chiaro e si ricollega al resto.

Oggi, lavorando al mio romanzo post-distopico, mi sono reso conto di come le idee che vengono per una trama che attinge dal profondo siano coincidenti – o comunque consonanti – con le chiare intuizioni che, in un processo di autoconoscenza, arrivano a illuminare momenti della nostra vita su cui aleggiavano ancora dei punti di domanda. A un certo punto ti sembra tutto di una nitidezza disarmante, e quasi ti chiedi come tu abbia fatto a non capirlo prima.

Scrivere è più o meno la stessa cosa: lasciare che la storia suggerisca essa stessa le risposte, che i personaggi si manifestino e rivelino chi sono (un po’ come quando, scrivendo il suo capolavoro Il Signore degli Anelli, Tolkien “vide” Grampasso-Aragorn nella locanda del Puledro impennato) e seguire questo flusso con la calma e la fiducia dell’artigiano o del musicista che affina una tecnica.

In fondo, è così anche il tradurre: spesso, infatti, capita di “vedere” subitaneamente la traduzione perfetta per un termine rimasto lì in sospeso a decantare, magari per giorni interi. E il “solitario” (che in realtà, qui, è un dialogo a più voci) viene bene.

Spero che questo vi arrivi come un messaggio di fiducia, applicabile a ogni ambito artistico e professionale (e non solo). Tutto è uno, e la vita che viviamo è sempre in risonanza con il nostro mondo interiore.

P.S.: se vi interessa approfondire le tematiche tolkieniane, vi raccomando la raccolta di studi da me curata, in edizione bilingue italiana e inglese, Tolkien. Light and Shadow (Kipple Officina Libraria). La copertina è un dettaglio di un quadro di mio padre Giorgio Agnoloni.

Intuizioni