SINCRONICITÀ
Prima cosa: non ho dimenticato i libri da recensire che ho in lettura, per i quali sono in grave ritardo. Il fatto è che scrivo e traduco molto, e ora sono – come sapete – molto preso dall’elaborazione dei contenuti del mio saggio narrativo in fieri sulle tematiche dell’interiorità, che riflette tutto il mio percorso di scrittore e viaggiatore, in parte restituito dagli articoli usciti sul mio blog in questi mesi, oltre che dai contenuti del mio libro di viaggio Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa (Fusta Editore) e del mio romanzo psicologico Viale dei silenzi (Arkadia Editore). Questi saranno oggetto, insieme a tutta la mia produzione, del già preannunciato incontro sui luoghi nella mia produzione narrativa, che avrà luogo a Firenze il 23 novembre alle ore 18 presso Bottega Strozzi – qui potete trovare l’annuncio.

Vengo al punto odierno aggiungendo alla piccola bibliografia inclusa nel mio pezzo di qualche giorno fa un altro testo preziosissimo, che mi sta assorbendo e rivelando prospettive perfettamente consonanti con la mia ricerca spirituale, che dal suo saldo nucleo cristiano si apre su tutte le grandi tradizioni spirituali, sulla psicologia analitica, sulla fisica quantistica e sulla medicina olistica (a scanso di accuse di “sincretismo”, preciso, con Terenzio, che “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”). Si tratta di un altro saggio dell’astrofisico Massimo Teodorani, Sincronicità. Il legame tra fisica e psiche da Pauli a Jung a Chopra (MacroEdizioni).
Il libro, illuminante, non è la mia prima esplorazione teorica dell’argomento, Già mi ci ero confrontato in passato, con Nulla succede per caso di Robert H. Hoepcke (ed. Mondadori) (ne avevo parlato qui anni fa, per cui vi rimando a questa fonte per approfondimenti).
Il saggio di Teodorani, invece, parla del fenomeno delle sincronicità più in senso storico-teorico, ricollegandolo in primis al rapporto terapeutico e collaborativo tra il padre della psicologia analitica Carl Gustav Jung e il fisico quantistico Wolfgang Pauli, Premio Nobel per la Fisica nel 1945 e già paziente di Jung, e in seguito suo collaboratore nell’elaborare una visione della fisica quantistica capace di spiegare, appunto le sincronicità (ovvero le coincidenze significative tra dinamiche interiori e fatti del mondo esterno, concomitanti e privi di nesso di causalità con le prime).
In sintesi, Pauli (in consonanza con Jung) vedeva queste come strettamente correlate al fenomeno dell’entanglement quantistico (proprio quello che ha giustificato il Premio Nobel per la Fisica di quest’anno, per cui elettroni che in precedenza sono stati collegati, seppur adesso posti a distanze enormi, continuano a reagire in modo corrispondente e istantaneo, dunque al di là della velocità della luce, quando uno di loro è sottoposto a uno stimolo elettrico).
In pratica, le sincronicità intervengono quando la mente, sgravata dal fardello della (iper)razionalità, si apre all’intuito (riconducibile emisfero destro del cervello) e si pone in diretta comunicazione con il campo vibrazionale alla base delle dinamiche delle particelle subatomiche – quel “potenziale quantico” che, secondo il fisico David Bohm, dimostra l’esistenza di un “universo implicato” al di sotto della dimensione “esplicata” in cui si manifestano lo spaziotempo, la materia e l’energia che sono al centro della fisica relativistica e di quella newtoniana. Questo campo di fondo, in sostanza, è l’intelligenza cosmica, il Verbo giovanneo o il Logos dei greci, insomma Dio, con tutte le sue “voci”, che sono appunto queste risonanze con il mondo “visibile” in cui viviamo.
In particolare, tra le altre cose, Teodorani si sofferma sull’“effetto Pauli”, che consisteva in una particolarissima forma di sincronicità. A Pauli succedeva questo: spesso, quando entrava in un laboratorio, la sua semplice presenza “provocava” (acausalmente) rotture e altre avarie di apparecchiature varie, tanto che alla fine i colleghi non volevano più che partecipasse. La sua psiche era tormentata, in quel periodo. In seguito, tramite le terapie con Jung e una sua assistente, arrivarono a capire che quelle erano sincronicità che denunciavano come la sua psiche non fosse ancora centrata e avesse bisogno di trovare un equilibrio.
Scrivo questo perché, come sapete dal mio hashtag #sincronicità, a me ne sono capitate a bizzeffe. In particolare, in fasi turbolente della mia vita interiore, ho “provocato” (paulianamente) spegnimenti di e interferenze con impianti e dispositivi vari. Sospettavo appunto che c’entrassero le sincronicità, ma ieri, leggendo Teodorani, ne ho avuto la conferma.
Anche su questo, partendo dai luoghi (che sono sempre sia esteriori, sia interiori, perché nell’universo tutto è in relazione) ci soffermeremo il 23 novembre. Per il resto, di riferimenti alle sincronicità potete trovarne un po’ in tutti i miei libri, e anche nella tetralogia Internet. Cronache della fine (Galaad Edizioni). Per non parlare del mio redigendo saggio narrativo, in cui sviscererò le mie esperienze cercando di trarne un succo utile a tutti.