Tesoro oltre l’ombra

TESORO OLTRE L’OMBRA

Credo che una delle frasi letterariamente più viscerali e rivelatrici di tutta la tradizione occidentale sia contenuta nel Vangelo di Matteo, al capitolo 13 (52):

“Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.”

Poche volte, assistendo alla messa come ieri (perché non sono uno di quegli scrittori che si vergognano della propria fede, ché a dichiararla “si rischia di passare da fessi”, come una volta ebbe a dire un noto editor a un evento a cui partecipavo), ho sentito una frase risuonare con me con tanta forza. È stato così proprio perché scrivo, e perché ho capito che quel tesoro – che è il “Regno dei Cieli” – è la centratura nel Sé di cui parlo sempre. E da quel tesoro, che si annida oltre l’Ombra – di cui uno scrittore (come tutti, del resto) non deve aver paura – scaturiscono nuove visioni inevitabilmente legate alle radici ancestrali dell’essere, alla sapienza originaria trasmessa dal “passato”, in un continuo afflato creativo – anche perché, sulla scala ultima delle cose (che è quella dalla quale lo spirito agisce nella realtà macroscopica), il tempo non esiste.

Tesoro

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Oggi più di (o forse esattamente come) ieri

OGGI PIU’ DI (O FORSE ESATTAMENTE COME) IERI

Oggi è una di quelle giornate in cui la traduzione si alterna in modo pressoché costante alle riflessioni sul libro in corso di scrittura . Ho buttato giù degli appunti che saranno fondamentali per lo sviluppo delle parti più politico-sociali de La via dell’altrove, e molto hanno a che fare con il modo in cui in tanti ci siamo persi per strada e ghettizzati a vicenda, in questi ultimi anni e decenni di (amaro e peraltro assai relativo) trionfo della società consumistica.

Oggi

Il mio nuovo romanzo diventerà allora un viaggio attraverso l’Europa per accedere a un segreto interiore forse inconfessato, eppure frutto di quel deterioramento generazionale, che spesso ci ha portati a vedere nell’altro solo un elemento da sfruttare o un fattore di disturbo da “bannare”.

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Primavera e consapevolezza

PRIMAVERA E CONSAPEVOLEZZA

Primavera

Giovanni Pascoli, nella poesia L’aquilone, scriveva: “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico”, riferendosi all’arrivo della primavera. Una miglior istantanea del rinnovamento dell’aria di questo inizio di stagione non si potrebbe immaginare. In questi giorni – pur sapendo che sta per arrivare una nuova sferzata di freddo – l’ho sperimentato. Anzi, proprio in questa commistione di novità e “ancestralità” dell’energia primaverile ho colto una delle dimostrazioni del fatto (comprovato dalla fisica quantistica) che il tempo, in definitiva, non esiste, dunque è perfettamente normale sentir vibrare nell’aria frequenze correlate a emozioni appartenenti a epoche lontane. Non mi riferisco solo all’infanzia (aspetto approfondito nei racconti della mia prossima pubblicazione condivisa con Carlo Cuppini e Sandra Salvato, Da luoghi lontani, in uscita per Arkadia Editore il 14 aprile), ma ai sogni, alle emozioni e alle realtà percettive di altre epoche.

Personalmente, la primavera mi evoca giornate assolate pomeridiane in salsa medievale, un po’ come in certi episodi del Decameron o dei Racconti di Canterbury di Pier Paolo Pasolini. Oppure certi scenari liberi e percorsi dal vento delle praterie di Rohan nel Signore degli Anelli di Tolkien.

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