Diario di viaggio ungherese (da Pécs)

DIARIO DI VIAGGIO UNGHERESE (DA PÉCS)

Sono trascorsi i primi tre giorni della mia residenza letteraria a Pécs, organizzata dallo Hungarian Writers’ Residence Programme, e già il mio lavoro qui sta assumendo una fisionomia chiara. Procedo dunque col mio diario di viaggio ungherese.

diario di viaggio Pécs 1

Come immaginavo, le prime esplorazioni di questa splendida città dal fascino artistico-architettonico frammisto e come sospeso tra le atmosfere mitteleuropee e quelle di un Oriente giusto a un passo, hanno innescato un improvviso sviluppo del mio nuovo romanzo di viaggio, che sarà in parte ambientato proprio qui, ma – come sto già vedendo – si articolerà attraverso una trama “fisica” che porterà il protagonista ad attraversare mezza Europa, e una mentale, fatta di una sua esplorazione da un lato di se stesso, dall’altro dell’Europa (e in particolare dell’Italia) per come si è evoluta a cavallo degli anni della pandemia.

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Ungheria, residenza e reading

UNGHERIA, RESIDENZA E READING

Tempo fa vi ho detto che stavo provando a imparare qualcosa della lingua ungherese. Impresa apparentemente impossibile e che va ancora avanti – ho fiducia nella lentezza e costanza dell’apprendimento. Il motivo, comunque, era questo: ovvero, il fatto che a giugno sarò ospite di una residenza letteraria a Pécs, in Ungheria, organizzata dal Petőfi Literary Fund per lo Hungarian Writers’ Residence Program. Ringrazio tutti loro per avermi scelto e per l’ospitalità, e in particolare Méhes Károly, che è sempre disponibilissimo a rispondere alle mie domande.

Al termine di questa residenza, dove sarò impegnato a lavorare a un romanzo di viaggio (e non solo) che trarrà alimento dal percorso per arrivare in Ungheria e dal soggiorno lì, mi sposterò a Szeged, città non lontana dal confine serbo, dove ritroverò l’amico poeta Roland Orcsik, conosciuto nella mia prima residenza letteraria in assoluto, nel 2014 presso “Zvona i nari” (in Croazia, non lontano da Pola).

Roland ha organizzato un reading, cui parteciperò (leggendo mie cose in italiano e in inglese) il 19 giugno, insieme a lui e alla poetessa Orsolya Bencsik, con a seguire un’intervista – in inglese – sul mio lavoro.

Ungheria

Qui trovate la pagina evento, con la bellissima locandina e una descrizione che rispecchia in pieno lo spirito “pasoliniano” delle mie attuali riflessioni – pensando al reportage di viaggio di Pasolini La lunga strada di sabbia, ma anche alle considerazioni sociopolitiche dell’autore sulla realtà italiana – e del romanzo al quale lavorerò in Ungheria.

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Primavera e consapevolezza

PRIMAVERA E CONSAPEVOLEZZA

Primavera

Giovanni Pascoli, nella poesia L’aquilone, scriveva: “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico”, riferendosi all’arrivo della primavera. Una miglior istantanea del rinnovamento dell’aria di questo inizio di stagione non si potrebbe immaginare. In questi giorni – pur sapendo che sta per arrivare una nuova sferzata di freddo – l’ho sperimentato. Anzi, proprio in questa commistione di novità e “ancestralità” dell’energia primaverile ho colto una delle dimostrazioni del fatto (comprovato dalla fisica quantistica) che il tempo, in definitiva, non esiste, dunque è perfettamente normale sentir vibrare nell’aria frequenze correlate a emozioni appartenenti a epoche lontane. Non mi riferisco solo all’infanzia (aspetto approfondito nei racconti della mia prossima pubblicazione condivisa con Carlo Cuppini e Sandra Salvato, Da luoghi lontani, in uscita per Arkadia Editore il 14 aprile), ma ai sogni, alle emozioni e alle realtà percettive di altre epoche.

Personalmente, la primavera mi evoca giornate assolate pomeridiane in salsa medievale, un po’ come in certi episodi del Decameron o dei Racconti di Canterbury di Pier Paolo Pasolini. Oppure certi scenari liberi e percorsi dal vento delle praterie di Rohan nel Signore degli Anelli di Tolkien.

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