Liceo Kodály, una bella rivelazione

LICEO KODÁLY, UNA BELLA RIVELAZIONE

Continuano i giorni della mia residenza letteraria a Pécs, e il libro va avanti, alternandosi a passeggiate (non così tante, ché il lavoro abbonda) per la città, in centro ma non solo. Con un appuntamento speciale che è avvenuto ieri: la visita e l’incontro con gli insegnanti e gli studenti del Liceo Kodály, il più antico in Ungheria per l’insegnamento della (e nella) lingua italiana, ma apertosi negli anni anche alla lingua spagnola, nonché alla musica e a varie attività teatrali.

Liceo Kodály corridoio

La mattinata è iniziata con una chiacchierata nello studio della gentilissima Preside del Liceo (nella quale Károly, oltre a scattare varie belle foto, ha fatto da interprete, perché la signora parla ungherese e tedesco, e io possiedo solo rudimenti minimi del primo e scarsi del secondo), alla quale ha partecipato anche la docente di italiano che aveva promosso l’incontro, Zsuzsanna Ferenczi. Lei, in particolare, ci ha parlato della storia dell’istituto e dei suoi molteplici collegamenti con licei in varie parti d’Italia, nell’ambito del programma Erasmus (tra le varie città o cittadine ricordate, Palermo, Castiglion Fiorentino e Atri), oltre che del fatto che diversi dei loro corsi, anche di materie scientifiche, si tengono in italiano.

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Pécs sotto la pioggia

PÉCS SOTTO LA PIOGGIA

Arriva la pioggia a Pécs e la scrittura si fa più intima, sempre ai tavolini del caffè del Teatro delle Marionette (Bóbita Bábszinház), mentre fuori si alza il vento e iniziano a cadere gocce più fitte. Sto entrando in una dimensione fuori dalle normali coordinate spazio-temporali, che è precisamente quella in cui sto ambientando il mio romanzo di viaggio. Al tempo stesso, mi accorgo che tutto questo rientra nel mio ambientarmi qua. Già ho parlato di come l’indecifrabilità (per adesso) della lingua ungherese abbia creato una sorta di bolla intorno a me. Ma, giunto al quinto giorno di residenza, posso dire che le persone che incontro, gentili e riservate, conciliano la mia concentrazione e mi accolgono con un senso di rispetto che somiglia un po’ al “ritenuto” delle note musicali: dietro, percepisci un’intensità che ti si rivelerà quando scoprirai certi codici, linguistici ma non solo. E la cosa mi piace. Certo, al caffè c’è stato un gran movimento di ragazzi e ragazze – coinvolti, credo, in qualche spettacolo o attività educativa legata al teatro. Ma niente mi ha veramente disturbato, a parte un inopinato calabrone, che per qualche minuto ha risvegliato la mia fobia per gli insetti dotati di pungiglione, venendo poi allontanato dal barista.

Pécs (Bobina)
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Diario di viaggio ungherese (da Pécs)

DIARIO DI VIAGGIO UNGHERESE (DA PÉCS)

Sono trascorsi i primi tre giorni della mia residenza letteraria a Pécs, organizzata dallo Hungarian Writers’ Residence Programme, e già il mio lavoro qui sta assumendo una fisionomia chiara. Procedo dunque col mio diario di viaggio ungherese.

diario di viaggio Pécs 1

Come immaginavo, le prime esplorazioni di questa splendida città dal fascino artistico-architettonico frammisto e come sospeso tra le atmosfere mitteleuropee e quelle di un Oriente giusto a un passo, hanno innescato un improvviso sviluppo del mio nuovo romanzo di viaggio, che sarà in parte ambientato proprio qui, ma – come sto già vedendo – si articolerà attraverso una trama “fisica” che porterà il protagonista ad attraversare mezza Europa, e una mentale, fatta di una sua esplorazione da un lato di se stesso, dall’altro dell’Europa (e in particolare dell’Italia) per come si è evoluta a cavallo degli anni della pandemia.

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