Stavanger immaginata da Ponte a Greve

STAVANGER IMMAGINATA DA PONTE A GREVE

Ieri sera, approfittando dell’unico fresco che l’estate (sempre, e non solo quando piace ai TG) regala in quel di Firenze in agosto, cioè dopo le 20, sono andato a fare il mio solito giro per Ponte a Greve e dintorni. La differenza è stata che l’ho fatto pensando all’organizzazione del prossimo viaggio in Norvegia, durante il quale, il 28 agosto, incontrerò i soci e lettori della Società Dante Alighieri di Stavanger, ridente cittadina nel sud-ovest del paese, dove tra l’altro vive la sorella della mia compagna Agnieszka, purtroppo mancata quasi quattordici anni fa.

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Sarà stato questo pensiero, sarà stata la luce speciale del crepuscolo, che ho cercato di immortalare col mio cellulare in queste foto, ma mi sono venute in mente tante cose, che in buona parte hanno a che fare con quello che ho sempre scritto e sto ulteriormente elaborando nei miei nuovi lavori di narrativa. Le strade del mio quartiere, a metà tra il comune di Firenze e quello di Scandicci, avevano come non mai il sapore dell’Ognidove a cui mi richiamo spesso, o anche di una Terra di Mezzo sospesa tra tanti viaggi.

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Edvard Munch tra Follonica e la Norvegia (e “Il sorpasso”)

EDVARD MUNCH TRA FOLLONICA E LA NORVEGIA (E “IL SORPASSO”)

Mi trovo sospeso in un Ferragosto di relativa stasi fiorentina, di ritorno da Follonica e dal Ranch Hotel (sotto il colle di Scarlino), già sede, quasi un anno fa, di una presentazione di Da luoghi lontani, il concept-book di racconti che ho scritto con Carlo Cuppini e Sandra Salvato (per Arkadia Editore).

Dico “relativa stasi” perché in realtà sono in piena attività, con la traduzione del romanzo di Olivier Sorin Le nombril de Solveig giunta quasi a conclusione (lo troverete in libreria prima di Natale), gli splendidi versi del poeta serbo Dušan Gojkov che ho tradotto dall’inglese per il blog La Poesia e lo Spirito, dove sono da poco usciti, e naturalmente i miei libri in corso di stesura, ovvero il noir Ladro di stanze, in gran parte ambientato proprio al Ranch Hotel – anche se lì lo chiamo “Rancho”, in salsa sudamericana -, il romanzo di viaggio e critica socio-politica La via dell’altrove, di cui ultimamente vi ho parlato spesso, e il saggio narrativo Voci oltre il buio, sulle mie esperienze meditativo-spirituali.

Comunque, se il titolo di questo pezzo parla di Edvard Munch, il geniale e tormentato pittore norvegese, autore del celeberrimo quadro L’urlo, conservato nel Museo Nazionale di Oslo, e se l’ho collegato a Follonica, alla Norvegia (come del resto è ovvio) e a Il sorpasso, c’è un motivo. E il motivo sono in primis le foto che vedete qui, in gran parte scattate due sere fa al crepuscolo sulla spiaggia di Follonica vicino alla vecchia colonia marina (di cui avevo già parlato qua). Senza cercarlo, mi sono ritrovato davanti a un paesaggio dalle tinte e dalle atmosfere genuinamente munchiane – come in quella che raffigura di spalle il mio amico Francesco o nell’altra con le pozze lasciate sulla battigia dalla risacca.

Edvard Munch 1
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Casa interiore e case “di fuori”

CASA INTERIORE E CASE “DI FUORI”

Gli ultimi giorni, qui a Pécs, alla residenza di cui sono ospite, sono stati straordinariamente intensi. Prima di tutto sul piano del lavoro: il mio romanzo di viaggio – che si sta rivelando qualcosa di molto più complesso di quanto questa definizione potrebbe far pensare – sta prendendo corpo e forma, e già ho scritto molte pagine; inoltre, ho anche dovuto (per scadenze professionali) finire di revisionare un’ultima volta la mia nuova traduzione, il bellissimo romanzo Santuario di ombre dello scrittore cubano Amir Valle, che uscirà in Italia quest’autunno. Poi, anche sul piano degli incontri: due in particolare, con lo scrittore ungherese Tamás Horváth, che è anche presidente della Commissione Cultura del Consiglio comunale di Pécs, e con la giornalista Réka Mohay, che mi ha intervistato (in un ottimo italiano) per il quotidiano cittadino BAMA – nei prossimi giorni il pezzo uscirà sia sulla versione cartacea che su quella online.

casa interiore tavolini
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Pécs sotto la pioggia

PÉCS SOTTO LA PIOGGIA

Arriva la pioggia a Pécs e la scrittura si fa più intima, sempre ai tavolini del caffè del Teatro delle Marionette (Bóbita Bábszinház), mentre fuori si alza il vento e iniziano a cadere gocce più fitte. Sto entrando in una dimensione fuori dalle normali coordinate spazio-temporali, che è precisamente quella in cui sto ambientando il mio romanzo di viaggio. Al tempo stesso, mi accorgo che tutto questo rientra nel mio ambientarmi qua. Già ho parlato di come l’indecifrabilità (per adesso) della lingua ungherese abbia creato una sorta di bolla intorno a me. Ma, giunto al quinto giorno di residenza, posso dire che le persone che incontro, gentili e riservate, conciliano la mia concentrazione e mi accolgono con un senso di rispetto che somiglia un po’ al “ritenuto” delle note musicali: dietro, percepisci un’intensità che ti si rivelerà quando scoprirai certi codici, linguistici ma non solo. E la cosa mi piace. Certo, al caffè c’è stato un gran movimento di ragazzi e ragazze – coinvolti, credo, in qualche spettacolo o attività educativa legata al teatro. Ma niente mi ha veramente disturbato, a parte un inopinato calabrone, che per qualche minuto ha risvegliato la mia fobia per gli insetti dotati di pungiglione, venendo poi allontanato dal barista.

Pécs (Bobina)
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Traduzione, lingue e suono

TRADUZIONE, LINGUE E SUONO

I rinterzi degli eventi non finiscono mai di stupire. L’altra sera sono ricascato – col godurioso relax che segue una giornata di scrittura, studio e cammino – su I laureati, primo film di Leonardo Pieraccioni; per la precisione, sulla scena in cui, di notte, i quattro eterni studenti “fancazzisti” si ritrovano in cucina e decidono che è giunto il momento di smetterla di perdere tempo e iniziare a vivere sul serio. In sottofondo c’è un assolo di chitarra acustica che ben sottolinea il senso di indolente rimpianto della situazione, e ti rendi conto che, anche se sono passati ventisette anni dall’uscita di quella pellicola e quei giovani attori hanno ormai i capelli grigi (o li hanno persi), quel momento è come se fosse adesso. E il merito di ciò è in gran parte delle note di quel pezzo e dell’intenzione e degli accenti con cui viene eseguito.

Traduzione
Una scena da “I laureati” (foto di pubblico dominio, da Wikipedia)

A seguire, mi sono nuovamente imbattuto in un bellissimo documentario sul percorso artistico della grande cantautrice canadese Joni Michell, che, spiega, si è sempre meravigliata di sentirsi dire che i suoi accordi erano “strani” – lei è famosa per l’originalità delle sue progressioni armoniche -, perché ogni singolo accordo ha un senso così com’è, in quanto serve a veicolare un’emozione specifica. Ancora una volta, dunque, quello che fa la differenza è il suono.

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Nuova uscita: “Da luoghi lontani”

Nuova uscita! Ora posso annunciarla insieme alla casa editrice Arkadia. Il 14 aprile uscirà Da luoghi lontani, raccolta di racconti (e, come mi piace chiamarla, concept-book) che ho scritto insieme a due amici e colleghi straordinari, Carlo Cuppini e Sandra Salvato.

La copertina è dell’ottimo fotografo Stefano Bonazzi.

Vi aspettiamo, e naturalmente speriamo di potervi incontrare presto in occasione di incontri che, ovunque si svolgano, saranno in un “luogo” accessibile a tutti (nessuno escluso), aperto alla condivisione, al libero confronto di idee e allo scambio di energie belle e costruttive.

Nuova uscita
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