Rientro in città e nuovi programi

RIENTRO IN CITTÀ E NUOVI PROGRAMMI

Il viaggio in Norvegia è finito da meno di una settimana, ma in realtà non si è concluso. Come tutte le esperienze di viaggio, per me è stato una sorta di pellegrinaggio intimo, carico dell’energia dei luoghi, delle persone incontrate e delle risonanze interiori che ha sprigionato. Del resto, l’avevo scritto qui prima di partire: la Norvegia per me è sempre stata il segno di un passaggio definitivo – della chiusura di una fase della vita e dell’apertura di un’altra.

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Il Teatro dell’Opera di Oslo

Così, mentre qui pubblico alcune delle tante foto che ho scattato durante i dieci giorni di viaggio (e che potete trovare più numerose sui miei profili Facebookquesto e questo – e Instagram), non posso non pensare al mio rientro in città (la da me amata e detestata Firenze) come a un momento di necessaria ripartenza. E non penso solo al lavoro – ho appena finito la revisione della mia traduzione del romanzo dell’autore francese Olivier Sorin Le nombril de Solveig, che uscirà in Italia prima di Natale, e la scrittura del mio romanzo di viaggio e critica storico-sociale La via dell’altrove procede bene -; no, penso a tutto ciò che in genere si associa al rientro in città, e che, non lo nego, a volte affligge anche me, anche se oggi molto meno di prima. Noia, nevrosi, stasi, difficoltà a ripartire.

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Una veduta del Lysefjord, non lontano da Stavanger
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Stavanger immaginata da Ponte a Greve

STAVANGER IMMAGINATA DA PONTE A GREVE

Ieri sera, approfittando dell’unico fresco che l’estate (sempre, e non solo quando piace ai TG) regala in quel di Firenze in agosto, cioè dopo le 20, sono andato a fare il mio solito giro per Ponte a Greve e dintorni. La differenza è stata che l’ho fatto pensando all’organizzazione del prossimo viaggio in Norvegia, durante il quale, il 28 agosto, incontrerò i soci e lettori della Società Dante Alighieri di Stavanger, ridente cittadina nel sud-ovest del paese, dove tra l’altro vive la sorella della mia compagna Agnieszka, purtroppo mancata quasi quattordici anni fa.

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Sarà stato questo pensiero, sarà stata la luce speciale del crepuscolo, che ho cercato di immortalare col mio cellulare in queste foto, ma mi sono venute in mente tante cose, che in buona parte hanno a che fare con quello che ho sempre scritto e sto ulteriormente elaborando nei miei nuovi lavori di narrativa. Le strade del mio quartiere, a metà tra il comune di Firenze e quello di Scandicci, avevano come non mai il sapore dell’Ognidove a cui mi richiamo spesso, o anche di una Terra di Mezzo sospesa tra tanti viaggi.

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Edvard Munch tra Follonica e la Norvegia (e “Il sorpasso”)

EDVARD MUNCH TRA FOLLONICA E LA NORVEGIA (E “IL SORPASSO”)

Mi trovo sospeso in un Ferragosto di relativa stasi fiorentina, di ritorno da Follonica e dal Ranch Hotel (sotto il colle di Scarlino), già sede, quasi un anno fa, di una presentazione di Da luoghi lontani, il concept-book di racconti che ho scritto con Carlo Cuppini e Sandra Salvato (per Arkadia Editore).

Dico “relativa stasi” perché in realtà sono in piena attività, con la traduzione del romanzo di Olivier Sorin Le nombril de Solveig giunta quasi a conclusione (lo troverete in libreria prima di Natale), gli splendidi versi del poeta serbo Dušan Gojkov che ho tradotto dall’inglese per il blog La Poesia e lo Spirito, dove sono da poco usciti, e naturalmente i miei libri in corso di stesura, ovvero il noir Ladro di stanze, in gran parte ambientato proprio al Ranch Hotel – anche se lì lo chiamo “Rancho”, in salsa sudamericana -, il romanzo di viaggio e critica socio-politica La via dell’altrove, di cui ultimamente vi ho parlato spesso, e il saggio narrativo Voci oltre il buio, sulle mie esperienze meditativo-spirituali.

Comunque, se il titolo di questo pezzo parla di Edvard Munch, il geniale e tormentato pittore norvegese, autore del celeberrimo quadro L’urlo, conservato nel Museo Nazionale di Oslo, e se l’ho collegato a Follonica, alla Norvegia (come del resto è ovvio) e a Il sorpasso, c’è un motivo. E il motivo sono in primis le foto che vedete qui, in gran parte scattate due sere fa al crepuscolo sulla spiaggia di Follonica vicino alla vecchia colonia marina (di cui avevo già parlato qua). Senza cercarlo, mi sono ritrovato davanti a un paesaggio dalle tinte e dalle atmosfere genuinamente munchiane – come in quella che raffigura di spalle il mio amico Francesco o nell’altra con le pozze lasciate sulla battigia dalla risacca.

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