Scrittori e scrittura in Italia tra lingua, luoghi e storia

SCRITTORI E SCRITTURA IN ITALIA TRA LINGUA, LUOGHI E STORIA

Scrittori

Lunedì 3 aprile alle 19,30, su Anticorpi letterari, potrete seguire in diretta un webinar da me organizzato insieme alla Prof.ssa Dorota Karwacka-Pastor, direttrice dell’Italianistica dell’Università di Danzica, che avrà per tema “Scrittori e scrittura in Italia tra lingua, luoghi e storia”.

Io farò da anfitrione e psicopompo qual sono 😃 e dirò la mia, ma avremo con noi diversi ospiti (avrei voluto coinvolgerne di più, ma purtroppo il tempo a disposizione non poteva estendersi troppo): Marino Magliani, Paolo Ciampi, Sandra Salvato, Carlo Cuppini, Karolina Kopańska, Leonardo Masi, Gabriele Fredianelli.

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Recensioni e Roma

RECENSIONI E ROMA

Di rientro dall’ottima fiera del libro di Roma Più libri più liberi, torno al lavoro e colgo subito l’occasione per segnalarvi tre mie recenti recensioni di libri che meritano tutta l’attenzione – e che vanno ad aggiungersi alla precedente, relativa alla biografia narrata di Giorgio Manganelli Aspettando che l’inferno cominci a funzionare, di sua figlia Lietta, edita da La Nave di Teseo.

La prima delle tre successive recensioni è quella de Il treno non si fermò a Kiev di Tito Barbini (ed. I libri di Mompracem), pubblicata su Lankenauta, dove potete leggerla nella sua interezza. Eccone intanto un estratto:

Recensioni

“Leggere Il treno non si fermò a Kiev di Tito Barbini (I Libri di Mompracem – Betti Editrice, 2022) è un’esperienza autenticamente trasformativa. Grande viaggiatore e autore di reportage di viaggio da tutto il mondo – che avevo già conosciuto leggendo Il fabbricante di giocattoli (Arkadia Editore, 2021) –, con questo libro non ha solo realizzato un’opera densa di ricordi e significati legati al tema e allo svolgimento dei suoi viaggi di esplorazione tra l’Europa e l’Asia, ma un testo di respiro filosofico e di grande ampiezza di orizzonti in senso politico, storico e antropologico.

Dal suo buen retiro sull’isola greca di Astypalea, nel Mar Egeo, l’autore toscano ripercorre molteplici viaggi del passato componendo un itinerario immaginario – ma verace e fortemente coinvolgente – sulla più lunga ferrovia del mondo, che da Oporto, con gli immancabili cambi, conduce fino a Ho Chi Minh, l’antica Saigon, capitale del Vietnam.”

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Silenzio da tradurre

SILENZIO DA TRADURRE

Silenzio

In questi giorni, nei quali – mi si passi l’espressione un po’ grezza – ho chiuso tanti cerchi interiori, è nata in me una riflessione sul valore del silenzio: una dimensione che, in questi due anni e mezzo di sofferenza, deliri, polemiche e attacchi, è stata sommersa da una ridda di voci, urla e aggressività.

Il problema di fondo del silenzio è che costa. E un problema aggiuntivo è che è difficile da interpretare; difficile da tradurre. Andiamo per ordine. Senza dubbio costa, dicevo. Sì, perché la tentazione di non perdere il treno di un dibattito, di una notizia (vera o manipolata che sia), di una polemica o altro – the fear of missing out, come direbbero in America -, ci ammorba pressoché costantemente. E allora anche l’atto più elementare e automatico, respirare, diventa un riflesso non solo involontario, com’è naturale che sia, ma in-cosciente, ovvero non consapevole. Così, al respiro viene inevitabilmente ad associarsi la dualità, la contrapposizione e quindi l’affanno, l’ansia, l’incapacità di dire di no a questo gioco perverso, e la conseguente chiusura del cuore, del plesso solare, sede della spontaneità della vocazione più profonda – della genuinità del Sé.

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