Recensioni e Roma

RECENSIONI E ROMA

Di rientro dall’ottima fiera del libro di Roma Più libri più liberi, torno al lavoro e colgo subito l’occasione per segnalarvi tre mie recenti recensioni di libri che meritano tutta l’attenzione – e che vanno ad aggiungersi alla precedente, relativa alla biografia narrata di Giorgio Manganelli Aspettando che l’inferno cominci a funzionare, di sua figlia Lietta, edita da La Nave di Teseo.

La prima delle tre successive recensioni è quella de Il treno non si fermò a Kiev di Tito Barbini (ed. I libri di Mompracem), pubblicata su Lankenauta, dove potete leggerla nella sua interezza. Eccone intanto un estratto:

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“Leggere Il treno non si fermò a Kiev di Tito Barbini (I Libri di Mompracem – Betti Editrice, 2022) è un’esperienza autenticamente trasformativa. Grande viaggiatore e autore di reportage di viaggio da tutto il mondo – che avevo già conosciuto leggendo Il fabbricante di giocattoli (Arkadia Editore, 2021) –, con questo libro non ha solo realizzato un’opera densa di ricordi e significati legati al tema e allo svolgimento dei suoi viaggi di esplorazione tra l’Europa e l’Asia, ma un testo di respiro filosofico e di grande ampiezza di orizzonti in senso politico, storico e antropologico.

Dal suo buen retiro sull’isola greca di Astypalea, nel Mar Egeo, l’autore toscano ripercorre molteplici viaggi del passato componendo un itinerario immaginario – ma verace e fortemente coinvolgente – sulla più lunga ferrovia del mondo, che da Oporto, con gli immancabili cambi, conduce fino a Ho Chi Minh, l’antica Saigon, capitale del Vietnam.”

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La seconda di queste nuove recensioni riguarda il romanzo di Marisa Salabelle appena pubblicato da Arkadia Editore, La scrittrice obesa, e potete trovarla su La Poesia e lo Spirito. Anche qui, vi propongo un estratto:

“La protagonista, Susanna, è una donna obesa, vittima della solitudine e della tristezza, oltre che, probabilmente, di un caratteraccio in gran parte indipendente dalla sua condizione fisica. Tratta male mamma (finché ce l’ha), vicini e conoscenti, e anche la sua migliore amica, Lorella, quando le prendono i proverbiali cinque minuti. Il suo tormento segreto – ma nemmeno che più di tanto – è il tentativo, continuamente frustrato dalle circostanze, di essere riconosciuta come scrittrice a livello editoriale. Vince concorsi di poco conto, ma non riesce mai a pubblicare, nonostante abbia un grandissimo (e reale) talento, per lo più misconosciuto dai suoi contatti personali e decisamente ignorato dalle case editrici, che subissa di proposte e messaggi pieni di rimostranze.

Nella narrazione di questa vicenda Marisa Salabelle ha saputo incastonare alla perfezione i momenti più spassosi (tipo i coloriti insulti che Susanna rivolge ai malcapitati che le capitano a tiro quando è nelle fasi negative) nella cornice del dramma umano della protagonista, che non è tanto quello dell’artista incompresa, quanto quello della persona rancorosa e totalmente isolata dal mondo, che a causa di questo scompenso emozionale non riesce a trarre il meglio – se non sulle pagine che nessuno vuole leggere – né dalla solitudine né dalla compagnia dei pochi che la sopportano.”

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Last but not least, la terza delle tre recensioni, uscita di nuovo su Lankenauta (la trovate qui), della raccolta di racconti Peninsulario, di Marino Magliani, edita da Italo Svevo. Il libro è stato anche uno dei dodici libri del mese che hanno animato la cerimonia del “Libro dell’anno” di Radio Rai 3 Fahrenheit (qui il podcast della trasmissione), cui ho avuto il piacere di assistere in diretta a Più Libri Più Liberi, e durante la quale tutti gli autori sono stati intervistati. Il vincitore alla fine è stato Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi (edito da Laurana), ma Peninsulario è risultato primo ex aequo per una delle tre giurie, quella formata da altri scrittori. Ecco un estratto della mia recensione:

“Formalmente è una raccolta di cinque racconti, ora più brevi, ora più lunghi, ma nella sostanza si tratta di uno di quegli esempi di ciò che – mutuando un termine dalla musica – mi piace chiamare “passacaglia letteraria”, ovvero una serie di variazioni su un tema di fondo, che si articolano in strutture sempre nuove. E il tema di fondo, qui, è l’anima, ovvero il genius loci della terra ligure, e segnatamente del Ponente di cui lui è originario.

Che si tratti delle schermaglie sentimental-erotiche di un gruppo di giovanotti in cerca del cammino lungo il mare e tra i rovi dell’entroterra sulle tracce di un fantomatico proprietario di canali televisivi e case editrici, o ancora di questioni di spaccio di “fumo” a cavallo tra Italia e Francia o di lavori di costruzione nelle aspre campagne che si arrampicano sulle alture a ridosso della costa, l’autore scende fin nel midollo dell’energia caratteristica di questa sottile e arcuata fetta d’Italia, dando la viva sensazione di usarne, come un ottimo artigiano – perché l’arte è fatta anche di sapiente artigianato – i materiali costitutivi, la terra, la roccia, il legname e la carne viva di persone vere o immaginate, per realizzare un affresco in costante movimento.”

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Foto mia del Colosseo visto dall’interno

La tre-giorni romana mi è anche servita a immergermi nella bellezza dell’antichità. Per la prima volta ho avuto modo di associare degli impegni romani con la visita all’interno del Colosseo e con una nuova immersione nel Foro, che mi ha ispirato nuove riflessioni che nutriranno i miei lavori in corso di preparazione.

Continua infatti il particolare percorso creativo di questo periodo, tra due romanzi (uno post-distopico e l’altro noir) in corso di completamento, e il mio saggio narrativo bio-autografico su tematiche filosofico-spirituali, a cui si aggiunge il nuovo romanzo di viaggio, in fase embrionale ma con un piano d’azione che l’anno prossimo andrà ad arricchirsi di due probabili puntate tra Polonia (per tornare a parlare all’università di Danzica) e Ungheria (per una residenza letteraria a Pécs, organizzata da Hungarian Writers’ Residence (Petőfi Literary Fund) (v. qui).

Vi terrò aggiornati.