Da Roma a “Testo” (in attesa di Torino)

DA ROMA A “TESTO” (IN ATTESA DI TORINO)

Una delle considerazioni più antipatiche che chiunque faccia un lavoro non “normale” – cioè d’ufficio e con un orario fisso, o anche da libero professionista ma negli ambiti “canonici” tipo l’avvocatura o la consulenza commercialistica, o ancora da artigiano o da imprenditore (dunque inerente a cose “materiali” e “misurabili”) – è quella secondo cui, fondamentalmente, non lavorerebbe. Sono anni che, da scrittore, traduttore letterario e blogger, mi scontro con questa mentalità. O meglio, mi ci scontravo, perché ora mi limito a prendere atto che esiste e proseguo per la mia strada.

Difficile, e probabilmente ozioso, capire a cosa è dovuta. Col tempo, mi sono fatto l’idea che dipenda da un certo qual pregiudizio verso le professioni artistiche, dato che è evidente a tutti coloro che operano in questi ambiti che la quantità di ore di lavoro, di stress e di semplice dedizione è enorme, a fronte di guadagni spesso non propriamente ricchi. Solo che chi le svolge viene tacciato di dedicarsi a un “hobby”, laddove il negoziante, l’artigiano o l’imprenditore, che pure magari contraggono debiti o riescono a stento a “far pari” con gli incassi, sono considerati lavoratori a pieno titolo.

Testo
Una mia foto dall’ultima edizione di “Più Libri Più Liberi”

Ecco perché trovo che le fiere commerciali librerie (come Più Libri Più Liberi a Roma, Testo a Firenze o il Salone del Libro di Torino, che sono quelle che di solito frequento) siano un momento importante non solo dal punto di vista dei contatti professionali che possono fruttare a un autore o a un traduttore, ma proprio come elemento di prova del fatto che, ogniqualvolta si parla di scrittura (anche sub specie di attività di traduzione letteraria), si parla di lavoro, esattamente come quando si parla di giornalismo o di altre attività intellettuali.

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Recensioni e Roma

RECENSIONI E ROMA

Di rientro dall’ottima fiera del libro di Roma Più libri più liberi, torno al lavoro e colgo subito l’occasione per segnalarvi tre mie recenti recensioni di libri che meritano tutta l’attenzione – e che vanno ad aggiungersi alla precedente, relativa alla biografia narrata di Giorgio Manganelli Aspettando che l’inferno cominci a funzionare, di sua figlia Lietta, edita da La Nave di Teseo.

La prima delle tre successive recensioni è quella de Il treno non si fermò a Kiev di Tito Barbini (ed. I libri di Mompracem), pubblicata su Lankenauta, dove potete leggerla nella sua interezza. Eccone intanto un estratto:

Recensioni

“Leggere Il treno non si fermò a Kiev di Tito Barbini (I Libri di Mompracem – Betti Editrice, 2022) è un’esperienza autenticamente trasformativa. Grande viaggiatore e autore di reportage di viaggio da tutto il mondo – che avevo già conosciuto leggendo Il fabbricante di giocattoli (Arkadia Editore, 2021) –, con questo libro non ha solo realizzato un’opera densa di ricordi e significati legati al tema e allo svolgimento dei suoi viaggi di esplorazione tra l’Europa e l’Asia, ma un testo di respiro filosofico e di grande ampiezza di orizzonti in senso politico, storico e antropologico.

Dal suo buen retiro sull’isola greca di Astypalea, nel Mar Egeo, l’autore toscano ripercorre molteplici viaggi del passato componendo un itinerario immaginario – ma verace e fortemente coinvolgente – sulla più lunga ferrovia del mondo, che da Oporto, con gli immancabili cambi, conduce fino a Ho Chi Minh, l’antica Saigon, capitale del Vietnam.”

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