Giorgio Manganelli raccontato da Lietta

Su Lankenauta esce la mia recensione di Aspettando che l’inferno cominci a funzionare, la biografia narrata di Giorgio Manganelli scritta da sua figlia Lietta e appena pubblicata da La Nave di Teseo.

Giorgio Manganelli

Riporto qui i primi due paragrafi, rimandandovi al sito per leggere tutto il resto. Ma soprattutto leggete il libro, veramente straordinario.

“Per me non è una cosa qualunque scrivere la recensione di un libro sulla vita del padre di un’autrice che, ai miei occhi, è prima di tutto un’amica e una mentore. Ancor più quando il di lei padre, che ho conosciuto tardi (ma non troppo, per fortuna) e in seguito ho letto e approfondito, anche se non ancora abbastanza, ha avuto, con almeno una delle sue opere – Discorso dell’ombra e dello stemma – un influsso determinante sulla mia sensibilità letteraria.

Parlo naturalmente di Lietta e di Giorgio Manganelli, del quale Aspettando che l’inferno cominci a funzionare (La Nave di Teseo) racconta tutto l’arco dell’esistenza, prima di tutto umana e naturalmente anche letteraria (combinazione che, nel percorso di un creatore di mondi mentali e di alternative alla piatta successione delle cose cui spesso la vita si riduce, è inevitabile, tanto che Lietta ha dovuto fare un lavoro di ricerca e “sfrondatura” della verità da tutte le sovrapposizioni “mitiche” create dallo stesso “Manga”, come lei chiama affettuosamente il padre).”

Mi è gradito ricordare come una bellissima frase del Discorso dell’ombra e dello stemma (ed. Adelphi) compaia come epigrafe nel mio romanzo Viale dei silenzi (Arkadia Editore). La riporto qui con grande piacere, anche perché raramente ho trovato una consonanza così spiccata con le atmosfere e lo spirito di un mio testo (e non l’ho cercata prima, l’ho semplicemente trovata):

«(…) gli assenti esentano i vivi da qualsivoglia conversazione, per cui ci si va preparando a un tempo di silenzio invernale (…).»

(Giorgio Manganelli, Discorso dell’ombra e dello stemma, ed. Adelphi, 2017, p. 144)