Sono stati tre giorni intensi, quelli della fiera del libro di Firenze, “Testo”, presso la Stazione Leopolda, giunta alla sua terza edizione. Quale lo stato dei lavori, per quanto mi riguarda? Personalmente, l’ho vissuta da scrittore e traduttore, come generalmente vivo le fiere librarie, parlando con amici editori, autori, giornalisti e lettori e traendo da questi scambi l’indispensabile alimento di contatto umano e professionale che contribuisce alla creatività artistica non meno delle dinamiche interiori, delle esperienze artistiche e dei viaggi.
Una delle considerazioni più antipatiche che chiunque faccia un lavoro non “normale” – cioè d’ufficio e con un orario fisso, o anche da libero professionista ma negli ambiti “canonici” tipo l’avvocatura o la consulenza commercialistica, o ancora da artigiano o da imprenditore (dunque inerente a cose “materiali” e “misurabili”) – è quella secondo cui, fondamentalmente, non lavorerebbe. Sono anni che, da scrittore, traduttore letterario e blogger, mi scontro con questa mentalità. O meglio, mi ci scontravo, perché ora mi limito a prendere atto che esiste e proseguo per la mia strada.
Difficile, e probabilmente ozioso, capire a cosa è dovuta. Col tempo, mi sono fatto l’idea che dipenda da un certo qual pregiudizio verso le professioni artistiche, dato che è evidente a tutti coloro che operano in questi ambiti che la quantità di ore di lavoro, di stress e di semplice dedizione è enorme, a fronte di guadagni spesso non propriamente ricchi. Solo che chi le svolge viene tacciato di dedicarsi a un “hobby”, laddove il negoziante, l’artigiano o l’imprenditore, che pure magari contraggono debiti o riescono a stento a “far pari” con gli incassi, sono considerati lavoratori a pieno titolo.
Ecco perché trovo che le fiere commerciali librerie (come Più Libri Più Liberi a Roma, Testo a Firenze o il Salone del Libro di Torino, che sono quelle che di solito frequento) siano un momento importante non solo dal punto di vista dei contatti professionali che possono fruttare a un autore o a un traduttore, ma proprio come elemento di prova del fatto che, ogniqualvolta si parla di scrittura (anche sub specie di attività di traduzione letteraria), si parla di lavoro, esattamente come quando si parla di giornalismo o di altre attività intellettuali.
This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.
Cookie strettamente necessari
I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.