QUALUNQUE LUOGO

Un saggio mi ha recentemente detto una frase che mi risuona dentro: “Quando la mente si acquieta, potrai vivere in qualunque luogo”.
Stamani, reduce da un sogno in cui litigavo con Alessandro Gassman (forse memore di certe sue affermazioni durante la stagione pandemica – ma alla fine, clamorosamente, facevamo pace), mi sono svegliato con un’illuminazione che mi fatto capire il senso di quelle parole, ricollegandolo al complesso della mia attività letteraria.
L’acquietarsi della mente è – e mi rifaccio ad altri spunti trasmessimi da quel saggio – il venir meno di “dubbi” e “desideri”, ovvero di quella malsana tendenza del pensiero ad anteporsi rispetto al cuore, all’intuito, alla “pancia della vita” (v. il mio articolo precedente). Attenzione, non che il pensiero non serva, ma aiuta a condurre una vita sana ed efficace solo quando lavora per attuare quanto l’intuito – canale espressivo che si palesa nel silenzio assoluto, dove alberga l’anima e si radica il Dio-in-noi – suggerisce ed emana, mentre al contrario causa dissonanze interiori fonti di nevrosi e malsane somatizzazioni quando pretende di dire “no” agli aneliti che emergono dal profondo, bloccandoli o condizionandoli.
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