Ho appena completato la traduzione (dalla versione americana diRandi Ward) di una bellissima raccolta di versi del poeta delle Isole Fær Øer Kim Simonsen, che uscirà l’anno prossimo con la casa editrice I libri di Mompracem.
Tradurla in italiano (anche attingendo dal testo originale faroese, “mediato” dalle affinità che presenta con lo svedese, e grazie all’aiuto di Randi) e scriverne la prefazione sono state tra le mie esperienze di analisi del testo più profonde e interessanti degli ultimi anni (insieme alla traduzione di Lettere delle piante agli esseri umanidi Sanja Särman), e fonti esse stesse di preziosi spunti per le mie nuove ricerche sospese tra fisica, filosofia e letteratura, che mi porteranno ad proseguire in nuovi lavori le riflessioni condotte nel mio saggio narrativo (ancora inedito) Voci oltre il buio.
L’altro giorno vi ho fatto la sintesi del mio “stato dei lavori” artistico e interiore. Oggi posso stilare il quadro generale degli impegni di maggio e della prima metà di giugno, legati ai miei libri e alle mie traduzioni edite.
Si comincia l’11 maggio alle ore 18 al Salone del Libro di Torino, quando sarò allo stand di Golem Edizioni (il G66 nel Padiglione 2) per un firmacopie in veste di traduttore del romanzo dello scrittore cubano Amir Valle uscito lo scorso settembre, Il santuario delle ombre.
Proseguendo con gli appuntamenti di maggio, e ricordando che al Salone di Torino sarò comunque dal 10 a tutto il 12, rientrerò a Firenze il 13 in tempo per l’appuntamento di martedì14 maggio (ore 18) presso “Itaca”, la residenza letteraria e circolo culturale dall’amico scrittore e giornalista Paolo Ciampi legato alla casa editrice I Libri di Mompracem: un incontro dal titolo “Il suono tra musica, scrittura e traduzione”, con il chitarrista classico e compositore Ganesh Del Vescovo (mio maestro, come sapete).
Le ultime giornate per me sono state letteralmente di silenzio. Un brutto raffreddore mi ha provocato un calo di voce da cui per fortuna sto riemergendo giusto in tempo per la prossima partenza per la Polonia, dove il 20 e il 21 aprile, su invito dell’Università di Danzica, terrò (male che, vada, parlando a gesti), due incontri con gli studenti di Italianistica della Prof.ssa Dorota Karwacka-Pastor, che da anni segue il mio lavoro a livello accademico, insieme alla sua dottoranda Karolina Kopańska, e recentemente ha pubblicato in Italia, per la mia traduzione dal polacco, il suo articolo Mondo senza Internet. Paura e inquietudine nei romanzi di Giovanni Agnoloni, uscito sul n. 2 del 2023 della rivista ContactZone, a cura dell’AISFF (Associazione Italiana per lo Studio della Fantascienza e del fantastico).
Sabato 20 converserò dunque con loro sul tema di tutto il mio percorso di scrittore, anche nel quadro di alcune tendenze della narrativa italiana contemporanea – in primis il movimento connettivista, dal quale il mio percorso di narratore ha avuto inizio e della cui poetica la tetralogia distopica Internet. Cronache della fine (Galaad Edizioni) è mia personale espressione. Ma grande enfasi porrò anche sul tema dei luoghi, centrale in tutta la mia produzione narrativa, come evidenziato, oltre che dalla tetralogia, dagli altri altri romanzi di stampo realistico, ovvero Viale dei silenzi (Arkadia Editore) e Berretti Erasmus (Fusta Editore), oltre che dal concept-book di racconti Da luoghi lontani, che ho scritto insieme a Carlo Cuppini e Sandra Salvato (sempre per Arkadia).
Domenica 21 invece l’incontro si svolgerà un po’ sulla falsariga dei laboratori universitari di diritto cui partecipavo alla University of Leicester durante l’Erasmus (e che pure evoco nel summenzionato Berretti), ovvero partendo da esempi concreti di testi miei (ma anche di qualche altro autore che stimo), per svolgere un’analisi della genesi e dello svolgimento del processo creativo anche dal punto di vista stilistico e lessicale. Insomma, pur se non si parlerà di traduzione in senso stretto, riprenderò il filo delle mie riflessioni su scrittura come “traduzione da uno spartito interiore” che ho condotto in qualche video sul mio canale Youtube (per esempio qua).
La lingua, cioè, utilizzata come strumento di espressione artistica, si presta plasticamente a veicolare una visione (del mondo esterno e di quello interiore) sostanzialmente nello stesso modo quando si scrive e quando si traduce – anche se, nel secondo caso, passa attraverso il “filtro” del punto di vista dell’autore originario, che va sempre rispettato. Ecco perché non vedo una rigida separazione tra il mio lavoro di scrittore e quello di traduttore. Me ne rendo conto particolarmente bene adesso che sono a una sorta di crocevia tra vari progetti di scrittura e traduzione in corso, dato che ho terminato il mio romanzo La via dell’altrove, di cui una parte verso la conclusione si ambienta per l’appunto a Danzica, e parallelamente sto portando avanti il saggio narrativo Voci oltre il buio, imperniato sui miei percorsi meditativi e spirituali, e il mio secondo noir ambientato tra Toscana e Umbria. Non solo, ma mi appresto a iniziare a breve la scrittura di un nuovo libro di viaggio, sul quale per adesso non posso anticiparvi nulla.
Tra l’altro, altri due capitoli de La via dell’altrovesi ambientano a Praga, e per pura coincidenza (anche se le coincidenze non esistono), sulla via del ritorno da Danzica, per praticità di combinazioni di voli verso Firenze – ma naturalmente con piacere – passerò dalla capitale ceca, dove venerdì 26 aprile alle ore 17 parlerò del mio lavoro con il personale e i lettori della sede locale della Società Dante Alighieri.
Nel contempo, come dicevo, le traduzioni (che porterò avanti anche in viaggio, dato che, a dispetto degli jodedores – meraviglioso cubanismo ma non solo -, io lavoro sempre, sabati e domeniche incluse, anche in viaggio): è infatti appena uscito per I Libri di Mompracem il romanzo Il segreto di Solveig, prima opera edita in Italia dell’autore francese Olivier Sorin, che mi ha impegnato (insieme ai revisori Alessandro Gianetti e Marino Magliani) per buona parte dello scorso anno. Lo presenterò insieme all’autore il 5 giugno a “Itaca“, la residenza letteraria fiorentina di Paolo Ciampi che è anche sede della casa editrice del libro. Il 6 giugno invece lo presenteremo alla libreria “Civico 14” a Marina di Pisa.
Intanto, però, procede anche la mia nuova lunga traduzione, di un altro grande libro dello scrittore cubano Amir Valle, dopo la pubblicazione dell’anno scorso del romanzo Il santuario delle ombre (Golem Edizioni), per il quale è stato già fissato un firmacopie (con me in veste di traduttore) allo stand della casa editrice al Salone del Libro di Torino per l’11 maggio tra le ore 18 e le 19.
Altri progetti traduttivi dall’inglese, dallo spagnolo e dallo svedese sono poi in preparazione, ma è troppo presto per parlarne. Intanto, con silenzioso ma non per questo meno intenso affetto, vi mimo… pardon, mando i miei più cari saluti.
Sono stati tre giorni intensi, quelli della fiera del libro di Firenze, “Testo”, presso la Stazione Leopolda, giunta alla sua terza edizione. Quale lo stato dei lavori, per quanto mi riguarda? Personalmente, l’ho vissuta da scrittore e traduttore, come generalmente vivo le fiere librarie, parlando con amici editori, autori, giornalisti e lettori e traendo da questi scambi l’indispensabile alimento di contatto umano e professionale che contribuisce alla creatività artistica non meno delle dinamiche interiori, delle esperienze artistiche e dei viaggi.
Una delle considerazioni più antipatiche che chiunque faccia un lavoro non “normale” – cioè d’ufficio e con un orario fisso, o anche da libero professionista ma negli ambiti “canonici” tipo l’avvocatura o la consulenza commercialistica, o ancora da artigiano o da imprenditore (dunque inerente a cose “materiali” e “misurabili”) – è quella secondo cui, fondamentalmente, non lavorerebbe. Sono anni che, da scrittore, traduttore letterario e blogger, mi scontro con questa mentalità. O meglio, mi ci scontravo, perché ora mi limito a prendere atto che esiste e proseguo per la mia strada.
Difficile, e probabilmente ozioso, capire a cosa è dovuta. Col tempo, mi sono fatto l’idea che dipenda da un certo qual pregiudizio verso le professioni artistiche, dato che è evidente a tutti coloro che operano in questi ambiti che la quantità di ore di lavoro, di stress e di semplice dedizione è enorme, a fronte di guadagni spesso non propriamente ricchi. Solo che chi le svolge viene tacciato di dedicarsi a un “hobby”, laddove il negoziante, l’artigiano o l’imprenditore, che pure magari contraggono debiti o riescono a stento a “far pari” con gli incassi, sono considerati lavoratori a pieno titolo.
Ecco perché trovo che le fiere commerciali librerie (come Più Libri Più Liberi a Roma, Testo a Firenze o il Salone del Libro di Torino, che sono quelle che di solito frequento) siano un momento importante non solo dal punto di vista dei contatti professionali che possono fruttare a un autore o a un traduttore, ma proprio come elemento di prova del fatto che, ogniqualvolta si parla di scrittura (anche sub specie di attività di traduzione letteraria), si parla di lavoro, esattamente come quando si parla di giornalismo o di altre attività intellettuali.
In libreria dal 19 gennaio 2024 per Ortica Editrice, e disponibile su tutti i principali siti per la vendita di libri online, Träbild. Sussurri da Gotlanddi Christian Stannow, la mia nuova traduzione dallo svedese.
Un romanzo che è la singolare combinazione di vari racconti imperniati sull’isola baltica di Gotland, tutti ambientati in epoca tardo-medievale e ruotanti attorno alla figura di uno scultore francese naufragato sulle rive dell’isoletta a nord-est dell’isola principale, ovvero Fårö – proprio quella dove circa sei secoli dopo il grande regista Ingmar Bergman avrebbe trascorso gli ultimi anni della sua vita e sarebbe morto (e infatti vi è sepolto).
Un romanzo, inoltre, che si sostanzia di leggende e suggestioni scaturenti direttamente dalla natura dei luoghi e dall’immaginario religioso del tempo, con le sue superstizioni e le sue ossessioni, ma anche dai rigori del clima invernale e dall’asprezza di sentimenti plasmati (quando non deformati) dalle difficoltà di una vita a diretto contatto con gli elementi, alternata tra caccia, pastorizia e coltivazione dei campi.
Continua la serie dei miei appuntamenti in giro per l’Italia sul tema Gli orizzonti del viaggio e delle lingue, nei quali parto dai luoghi evocati nei miei libri e in quelli da me tradotti per svolgere una riflessione generale sul filo sottile ma profondo che lega il lavoro di scrittura a quello di traduzione. Del resto, se seguite questo blog lo sapete fin da aprile, quando per la prima volta ho parlato di questo argomento in occasione dei miei incontri con gli studenti dell’Università di Stoccolma e di quella di Uppsala, insieme al mio traduttore svedese Johan Arnborg.
Da allora, e fino all’incontro di qualche giorno alla Biblioteca Comunale di Passignano sul Trasimeno(nella mia foto, una veduta del lungolago), il filo di questo ragionamento si è approfondito, impregnando ogni aspetto del mio lavoro letterario, sia sul fronte scrittorio che su quello traduttivo – che, come spiego durante i miei incontri con i lettori, sono per me due facce della stessa medaglia. Così non solo sto raccogliendo idee preziose per Voci oltre il buio, il saggio narrativo che sto scrivendo sulle mie esperienze meditative e spirituali – che toccherà anche e in misura cruciale la mia esperienza artistica come scrittore e traduttore -, ma presento ormai congiuntamente tutti i frutti del mio lavoro nell’una come nell’altra veste.
Ecco un estratto del primo dei due nuovi articoli:
“L’esperienza di tradurre Il santuario delle ombre di Amir Valle è stata una delle più intense di tutta la mia carriera. E non tanto per il rapporto di amicizia che ci lega, che pur rende sempre piacevole approcciarmi alle sue opere e mi permette di chiarire con lui vari aspetti del testo – del resto, ne avevo già avuta prova traducendo i suoi romanzi Le porte della notte e Non lasciar mai che ti vedano piangere. Intendo dire che il vero motivo è precisamente il libro. La qualità della scrittura di Amir, soprattutto ne Il santuario delle ombre, è così alta, complessa e articolata, ma al contemplo godibilissima e avvolgente, straziante e sconvolgente, lirica e perfino, a tratti, comica, da rendere impossibile qualunque distrazione. Semplicemente, ti trascina in un gorgo spaventoso e bellissimo, nel quale le parole evocano ritmi e significati con vividezza tridimensionale o forse addirittura multidimensionale.” (continua qui)
Ho appena concluso la seconda stesura della traduzione di Träbild. Sussurri da Gotlanddi Christian Stannow, il romanzo di ambientazione medievale – frutto di una combinazione di racconti concatenati, ambientati sull’isola di Gotland – che uscirà per Ortica Editrice tra il gennaio e il febbraio del 2024, con il sostegno della Fondazione C.M. Lerici, legata all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma.
Mi sento dunque come non mai addentro a questo universo non solo linguistico, ma favolistico, storico e artistico – dato che tutti questi livelli sono sollecitati da quest’opera profondamente affascinante. E una compresenza di molteplici livelli percettivi e di pensiero anima anche l’altra opera di letteratura svedese contemporanea che ho tradotto quest’anno sempre per Ortica, ovveroLettere delle piante agli esseri umani di Sanja Särman, collazione ragionata di epistole “scritte” dalle molteplici voci del reame vegetale al genere umano, chiuso nella sua ottusità (con qualche replica degli uomini alle piante). Domani, mercoledì 25 ottobre, alle ore 18,30, presenterò questo libro presso il Bistrot Café a Firenze in via Aretina 100 rosso, insieme all’amico scrittore Massimiliano Scudeletti.
Sarà una gradita occasione per scendere ancora una volta nel profondo del mistero della natura, che il libro di Sanja Särman (qui ottimamente recensito dal Prof. Francesco Improta) esalta nella sua polivalenza, perché rilevante non solo da un punto di vista botanico e biologico, ma anche filosofico, spirituale e linguistico. La natura emerge come una sorta di cartina tornasole del mondo, o di superficie fotografica sulla quale rimangono impresse, come in negativo, tutte le dinamiche della storia degli uomini, privata e collettiva.
Credo che questo sia un tratto che accomuna gran parte della letteratura svedese, nonché della cinematografia dei più grandi registi svedesi – su tutti, Ingmar Bergman, che a Fårö, l’isoletta nel nord-est di Gotland su cui si ambienta gran parte di Träbild di Christian Stannow, trascorse gli ultimi anni della sua vita. Il filo conduttore intimo di questa fetta di mondo è, a mio avviso, la sensibilità per, e direi ancor prima la prossimità alla natura. Tutto, compresa la flessuosità della pronuncia della lingua, sa di acqua e, a tratti, di pietra e legno, con le improvvise asperità di qualche suono aspirato o di frequenti suoni consonantici doppi. E tanto il regista, sceneggiatore e scrittore Stannow, che ho appena finito di tradurre, quanto la filosofa e scrittrice Sanja Särman, sanno mettere in evidenza precisamente questa dimensione della mente e dello spirito (fedelmente riflessa dalla lingua), che – guarda caso – è centrale anche per me, che nella resa italiana ho cercato di rispettarla al massimo. Anche perché proprio a Gotland, nel 2016 (come ricordo nell’ultimo capitolo del mio libro Berretti Erasmus), durante una residenza letteraria a Visby presso il Baltic Centre for Writers and Translators, ebbi modo di entrare in contatto tanto con Träbild, che mi fu donato in occasione di una visita alla tipografia Malmgrens di Fårö insieme all’amico Peter Wingquist, quanto con la stessa lingua svedese, di cui a Visby presi le prime tre lezioni.
Vi aspetto dunque domani a Firenze, e intanto colgo l’occasione per segnalarvi la bellissima intervista che Manuela Fontenova – che ringrazio molto – mi ha fatto per GialloeCucina, nella quale, partendo dal mio lavoro di traduttore, si va in realtà molto più in profondità e in estensione su tutta la mia attività letteraria.
Di ritorno dall’ottimo incontro sul tema del viaggio presso il Centro Giovani di Sperlonga, che mi ha permesso di conoscere dei ragazzi veramente in gamba, grandi lettori e appassionati di lingue, sto organizzando altri eventi simili presso diverse biblioteche.
Il primo sarà lunedì 16 ottobre alla Biblioteca degli Arconi di Perugia (Via della Rupe, c/o ingresso scale mobili Stazione Pincetto Minimetrò) e avrà per titolo “Gli orizzonti del viaggio e delle lingue”. Sarà un’altra occasione per percorrere i luoghi dei miei libri, oltre a quelli – e alle lingue in cui sono stati scritti – delle opere da me tradotte.
Intendo proseguire in questo itinerario di riflessione – iniziato a maggio in quel di Stoccolma – che mette insieme (perché sono insieme) scrittura e traduzione, in quanto entrambe forme di espressione del mondo interiore di un autore, che si tratti di un’opera sua o di un altro scrittore, da lui però interpretata e “trascritta” nell’atto traduttivo.
This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.
Cookie strettamente necessari
I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.