GOTLAND TRA ARTE, NATURA E LEGGENDE
In libreria dal 19 gennaio 2024 per Ortica Editrice, e disponibile su tutti i principali siti per la vendita di libri online, Träbild. Sussurri da Gotland di Christian Stannow, la mia nuova traduzione dallo svedese.
Un romanzo che è la singolare combinazione di vari racconti imperniati sull’isola baltica di Gotland, tutti ambientati in epoca tardo-medievale e ruotanti attorno alla figura di uno scultore francese naufragato sulle rive dell’isoletta a nord-est dell’isola principale, ovvero Fårö – proprio quella dove circa sei secoli dopo il grande regista Ingmar Bergman avrebbe trascorso gli ultimi anni della sua vita e sarebbe morto (e infatti vi è sepolto).
Un romanzo, inoltre, che si sostanzia di leggende e suggestioni scaturenti direttamente dalla natura dei luoghi e dall’immaginario religioso del tempo, con le sue superstizioni e le sue ossessioni, ma anche dai rigori del clima invernale e dall’asprezza di sentimenti plasmati (quando non deformati) dalle difficoltà di una vita a diretto contatto con gli elementi, alternata tra caccia, pastorizia e coltivazione dei campi.
In tale contesto, l’arte può spiccare come un elemento di trascendenza calata nel mondo. Ed è per questo che Träbild è un libro speciale. Perché rende perfettamente la misura in cui i sussurri della Natura e del mito, quelli che fuoriescono dalla terra e dal retroterra archetipico della coscienza umana, possono mescolarsi e sublimarsi attraverso l’esperienza trasformativa del processo artistico, soprattutto quando questo ha che fare con un materiale, il legno, che viene direttamente dagli alberi dell’isola di Gotland. Infatti il titolo originale, Träbild, significa proprio “un’immagine (scolpita) in legno”.
Ecco la descrizione nella bandella di copertina:
“Tjälvar era il nome di colui che per primo scoprì Gotland, un’isola ancora fatata, che di giorno sprofondava mentre la notte riemergeva. Un intagliatore francese, in viaggio verso Uppsala, finisce sull’isola a seguito di un naufragio, e lì va incontro a una serie di esperienze bizzarre. Ma dopo un po’ comincia a star bene in quel luogo singolare, dominato da un incanto naturale contrastante con l’asprezza di tante sue storie, fino a trovarvi l’amore. Gotland (oggi un’isola svedese nel cuore del Mar Baltico) in epoca medievale era un luogo oscuro e tetro, pieno di violenza e di morte, abitato da persone considerate dalla società più evoluta prede di una sorta di delirio religioso.”
E questo è il profilo biografico dell’autore:
Christian Stannow (1933). Scrittore e regista. Negli anni ’60 ha diretto diversi film-documentari su tematiche artistiche e spirituali: Så minns vi Dan Andersson (1963), Multikonst; Hela Sverige går på utställning (1967) e Att vara spiritualist (1963). Tra i suoi libri, parte dei quali pubblicati anche in inglese, vanno ricordati The Bed in the Tree, Pojkarna, Sängen i trädet, Herkules Arla, Sjöfarande varnas, Fursten e Orfeus i överjorden, oltre a varie sillogi poetiche.
La storia del mio incontro con quest’opera è fortemente sincronicistica. Nel giugno 2016 ero a Visby, il capoluogo di Gotland, per un residenza letteraria presso il Baltic Centre for Writers and Translators, e feci amicizia con Peter, il sagrestano della chiesetta cattolica della splendida città, e con altre persone della piccola ma attivissima comunità locale (in realtà, internazionale) – ne parlo anche nell’ultimo capitolo del mio memoir di viaggio Berretti Erasmus.
Un giorno andammo insieme a fare una gita proprio a Fårö, dove, tra le altre cose, visitammo la tomba di Ingmar Bergman e il tratto di spiaggia retrostante la sua casa, ma anche la tipografia Malmgrens, il cui proprietario mi regalò gentilmente una copia ancora intonsa del libro di Christian Stannow, che aveva stampato con metodi tradizionali (tra l’altro, in un’edizione splendidamente illustrata).
Allora però non sapevo quasi nulla dello svedese (infatti parlavo in spagnolo con Peter, che in gioventù aveva vissuto in Cile). Anzi, proprio a Gotland avrei iniziato a studiare la lingua, tramite una signora amica di Peter che, all’età di oltre ottant’anni, parlava ben undici idiomi! In seguito, a Firenze avrei preso lezioni private da una docente universitaria suggeritami da un’altra signora che frequentava la parrocchia.
Durante la pandemia, poi, decisi di sfruttare quell’infame periodo di confinamento per iniziare a fare degli scambi linguistici con persone di madrelingua svedese. Fu così che conobbi Sanja Särman, l’autrice di Lettere delle piante agli esseri umani, la mia prima traduzione dallo svedese (in parte, perché circa il 35% dei testi erano in inglese), uscito sempre per Ortica nel 2023 (qui la recensione del Prof. Francesco Improta). Nel frattempo, iniziai a cimentarmi nella traduzione dei primi due capitoli di Träbild, e chiesi a Peter se potesse mettermi in contatto con l’autore. Tramite Malmgrens, ci riuscimmo, e da allora Christian Stannow e io comunichiamo via e-mail – raramente ho conosciuto persone intorno ai novant’anni così vitali e brillanti, oltre che artisticamente sensibili e profonde. Inutile dire che l’idea di arrivare un giorno a una traduzione italiana edita del suo libro lo affascinò fin da subito.
E adesso ci siamo, grazie all’eccellente intuito editoriale degli amici di Ortica Editrice e al finanziamento della Fondazione C.M. Lerici. Da domani, ripeto, il libro – che in seguito presenterò qua e là in Italia – sarà disponibile in libreria. E sono sicuro che il primo istinto che vi verrà, dopo averlo letto, sarà di fare un viaggio a Gotland.
Qui una mia prima presentazione dell’opera sul mio canale Youtube, con alcune letture in italiano e in svedese.
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