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Firenze da lontano

FIRENZE DA LONTANO

In questi giorni, uscendo da solo la sera a Firenze, quando il caldo dà tregua, mi sono più volte calato nei panni dell’io narrante de La via dell’altrove, il romanzo (anche) di viaggio d’ispirazione pasoliniana al quale ho lavorato in Ungheria e sto lavorando tuttora.

Firenze panorama

Come la quasi totalità dei miei libri, questo nuovo libro è solo apparentemente autobiografico, ma in realtà ha relativamente poco a che fare con la mia vita. Piuttosto, ne prende dei pezzi qua e là e li rielabora, usandoli come materiali di costruzione per una storia totalmente nuova (alla faccia di chi, com’è trapelato alla cerimonia finale del Premio Strega, deplora l’autobiografismo come se non fosse tutto un po’ autobiografico, ma anche di chi ironizza sull’arte della narrazione pura – perché dire “storytelling” mentre si parla italiano, diciamolo pure, fa schifo).

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Szeged, Budapest, Firenze e altro

SZEGED, BUDAPEST, FIRENZE E ALTRO

Dopo la fine della mia residenza letteraria a Pécs, grazie allo Hungarian Writers’ Residences Program, ho passato due bellissimi giorni a Szeged (il cui nome italiano è Seghedino), splendida città del Sud dell’Ungheria, vicina al confine con la Serbia, dove ho partecipato al reading che vi avevo preannunciato, insieme agli autori di Szeged Roland Orcsik e Orsolya Bencsik.

Szeged municipio
Il municipio di Szeged

Roland, che conosco fin dal 2014, quando lo conobbi durante una delle mie prime residenze letterarie, Zvona i Nari, in Istria, mi ha anche intervistato, ponendomi domande centratissime sullo spirito del mio lavoro passato e attuale, spaziando dal tema del viaggio a quello della tecnologia (e della distopia), fino all’ispirazione pasoliniana del romanzo che sto scrivendo, e che con ogni probabilità s’intitolerà La via dell’altrove. Ringrazio molto lui e tutti gli autori e i lettori intervenuti, tra cui in particolare Károly Méhes, organizzatore della mia residenza a Pécs, il poeta e traduttore dall’americano all’ungherese (e viceversa) Gabor Gyukics e lo storico delle religioni e teologo András Máté-Tóth.

Szeged reading
Un momento dell’intervista a margine del reading di Szeged, con Roland Orcsik

Oggi, sul sito dell’organizzazione della residenza (che ha Pécs tra le sue varie sedi) è uscito un articolo dedicato al mio lavoro (qui di seguito, la traduzione italiana “pilotata” da Google), dov’è stato ben fotografato il mio modo di muovermi tra i luoghi e i personaggi senza vedere un’autentica cesura, ma anzi una linea di continuità e di osmosi tra gli stessi, sulla scia di un’onda sottile ma potente di compenetrazione tra mondo esterno e mondo interiore.

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INTERVISTA E PRE-PARTENZA

INTERVISTA E PRE-PARTENZA

L’ultima puntata del mio diario dalla residenza letteraria a Pécs coincide felicemente con la pubblicazione sul quotidiano locale “Dunántúli Napló” dell’intervista fattami qualche giorno fa dalla giornalista ungherese Réka Mohaj. Qui sotto trovate la foto della pagina del giornale, con la foto scattatami sempre da Réka nello Zsolnay Cultural Quarter, dove ho risieduto per diciassette giorni di lavoro intenso e gratificante.

Di seguito, inserisco una traduzione italiana dell’intervista che ricavo con l’aiuto dei traduttori automatici che si trovano in rete (per ora, con l’ungherese riesco a fare solo questo, ma in futuro non ne avrò più bisogno). Intanto, comunque, è uscita anche la versione online dell’intervista, sul sito del giornale.

Intervista 1

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Casa interiore e case “di fuori”

CASA INTERIORE E CASE “DI FUORI”

Gli ultimi giorni, qui a Pécs, alla residenza di cui sono ospite, sono stati straordinariamente intensi. Prima di tutto sul piano del lavoro: il mio romanzo di viaggio – che si sta rivelando qualcosa di molto più complesso di quanto questa definizione potrebbe far pensare – sta prendendo corpo e forma, e già ho scritto molte pagine; inoltre, ho anche dovuto (per scadenze professionali) finire di revisionare un’ultima volta la mia nuova traduzione, il bellissimo romanzo Santuario di ombre dello scrittore cubano Amir Valle, che uscirà in Italia quest’autunno. Poi, anche sul piano degli incontri: due in particolare, con lo scrittore ungherese Tamás Horváth, che è anche presidente della Commissione Cultura del Consiglio comunale di Pécs, e con la giornalista Réka Mohay, che mi ha intervistato (in un ottimo italiano) per il quotidiano cittadino BAMA – nei prossimi giorni il pezzo uscirà sia sulla versione cartacea che su quella online.

casa interiore tavolini
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Assonanze tra lingue (e parchi, e notti)

ASSONANZE TRA LINGUE (E PARCHI, E NOTTI)

Ho trascorso le ultime due giornate di residenza letteraria a Pécs (che non sono le ultime in assoluto, dato che resterò qui fino al 17 giugno) prevalentemente scrivendo il mio romanzo di viaggio, di cui già sapete qualcosa per le anticipazioni che vi ho dato. E visto che qui allo Zsolnay Cultural Quarter, dove risiedo, c’era un’invasione di scolaresche, ho puntato sul vicino parco Balokány Liget, che offre tavoli all’aperto, un piacevolissimo laghetto e un bar in una struttura in stile pagoda, per concentrarmi sulle peregrinazioni del mio personaggio, sospese tra una Pécs che per adesso immagina soltanto e varie altre città – in primis la Spalato che mi ospitò nel 2018 in un’altra residenza, nell’ambito del programma “Marko Marulić“.

assonanze (laghetto)

Stanno emergendo diverse importanti assonanze. E intendo dire: assonanze linguistiche e tematiche. Prima cosa, per il poco che sto apprendendo della lingua ungherese, noto altre curiose affinità – del tutto ingiustificabili su un piano glottologico, lo so, ma utili nell’apprendimento “in parallelo” – con lo svedese. Tipo questa: nonostante il fatto che in ungherese la struttura possessiva (o, più in genere, di specificazione – insomma, il genitivo) si costruisca in genere (ma non sempre) anteponendo il possessore alla cosa posseduta (un po’ come nel genitivo sassone inglese), quando uno chiede tipo “una bottiglia d’acqua” (Egy üveg víz) la costruzione è la stessa dello svedese (en flaska vatten), ovvero l’inverso di quello che uno si aspetterebbe (cioè la “cosa posseduta” precede il “possessore”, come del resto anche in italiano), e per di più (come appunto in svedese) senza l’equivalente della preposizione “di”. Insomma, suona come “una bottiglia acqua”.

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Liceo Kodály, una bella rivelazione

LICEO KODÁLY, UNA BELLA RIVELAZIONE

Continuano i giorni della mia residenza letteraria a Pécs, e il libro va avanti, alternandosi a passeggiate (non così tante, ché il lavoro abbonda) per la città, in centro ma non solo. Con un appuntamento speciale che è avvenuto ieri: la visita e l’incontro con gli insegnanti e gli studenti del Liceo Kodály, il più antico in Ungheria per l’insegnamento della (e nella) lingua italiana, ma apertosi negli anni anche alla lingua spagnola, nonché alla musica e a varie attività teatrali.

Liceo Kodály corridoio

La mattinata è iniziata con una chiacchierata nello studio della gentilissima Preside del Liceo (nella quale Károly, oltre a scattare varie belle foto, ha fatto da interprete, perché la signora parla ungherese e tedesco, e io possiedo solo rudimenti minimi del primo e scarsi del secondo), alla quale ha partecipato anche la docente di italiano che aveva promosso l’incontro, Zsuzsanna Ferenczi. Lei, in particolare, ci ha parlato della storia dell’istituto e dei suoi molteplici collegamenti con licei in varie parti d’Italia, nell’ambito del programma Erasmus (tra le varie città o cittadine ricordate, Palermo, Castiglion Fiorentino e Atri), oltre che del fatto che diversi dei loro corsi, anche di materie scientifiche, si tengono in italiano.

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Pécs sotto la pioggia

PÉCS SOTTO LA PIOGGIA

Arriva la pioggia a Pécs e la scrittura si fa più intima, sempre ai tavolini del caffè del Teatro delle Marionette (Bóbita Bábszinház), mentre fuori si alza il vento e iniziano a cadere gocce più fitte. Sto entrando in una dimensione fuori dalle normali coordinate spazio-temporali, che è precisamente quella in cui sto ambientando il mio romanzo di viaggio. Al tempo stesso, mi accorgo che tutto questo rientra nel mio ambientarmi qua. Già ho parlato di come l’indecifrabilità (per adesso) della lingua ungherese abbia creato una sorta di bolla intorno a me. Ma, giunto al quinto giorno di residenza, posso dire che le persone che incontro, gentili e riservate, conciliano la mia concentrazione e mi accolgono con un senso di rispetto che somiglia un po’ al “ritenuto” delle note musicali: dietro, percepisci un’intensità che ti si rivelerà quando scoprirai certi codici, linguistici ma non solo. E la cosa mi piace. Certo, al caffè c’è stato un gran movimento di ragazzi e ragazze – coinvolti, credo, in qualche spettacolo o attività educativa legata al teatro. Ma niente mi ha veramente disturbato, a parte un inopinato calabrone, che per qualche minuto ha risvegliato la mia fobia per gli insetti dotati di pungiglione, venendo poi allontanato dal barista.

Pécs (Bobina)
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Diario di viaggio ungherese (da Pécs)

DIARIO DI VIAGGIO UNGHERESE (DA PÉCS)

Sono trascorsi i primi tre giorni della mia residenza letteraria a Pécs, organizzata dallo Hungarian Writers’ Residence Programme, e già il mio lavoro qui sta assumendo una fisionomia chiara. Procedo dunque col mio diario di viaggio ungherese.

diario di viaggio Pécs 1

Come immaginavo, le prime esplorazioni di questa splendida città dal fascino artistico-architettonico frammisto e come sospeso tra le atmosfere mitteleuropee e quelle di un Oriente giusto a un passo, hanno innescato un improvviso sviluppo del mio nuovo romanzo di viaggio, che sarà in parte ambientato proprio qui, ma – come sto già vedendo – si articolerà attraverso una trama “fisica” che porterà il protagonista ad attraversare mezza Europa, e una mentale, fatta di una sua esplorazione da un lato di se stesso, dall’altro dell’Europa (e in particolare dell’Italia) per come si è evoluta a cavallo degli anni della pandemia.

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Viaggio in Ungheria (e scrittura)

VIAGGIO IN UNGHERIA (E SCRITTURA)

L’accoglienza ieri a Pécs, in Ungheria, presso lo Zsolnay Cultural Quarter (di seguito, varie mie foto), da parte dell’organizzazione dello Hungarian Writers’ Residence Program, è stata perfetta. Un grosso grazie in particolare a Károly Méhes e a sua moglie per averci ricevuti!

Viaggio in Ungheria

Da oggi inizierò a dedicarmi alla parte ungherese del mio romanzo di viaggio. Per il momento l’impressione che ho avuto è di un paese dalle meravigliose campagne e di una città – di cui ho visto solo questo quartiere culturale, nato dalla ristrutturazione di un’antica manifattura di ceramica – dalla vivace e raffinata vita culturale (qui accanto ci sono varie facoltà universitarie, una scuola di musica, un jazz club e un teatro delle marionette).

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Ungheria, residenza e reading

UNGHERIA, RESIDENZA E READING

Tempo fa vi ho detto che stavo provando a imparare qualcosa della lingua ungherese. Impresa apparentemente impossibile e che va ancora avanti – ho fiducia nella lentezza e costanza dell’apprendimento. Il motivo, comunque, era questo: ovvero, il fatto che a giugno sarò ospite di una residenza letteraria a Pécs, in Ungheria, organizzata dal Petőfi Literary Fund per lo Hungarian Writers’ Residence Program. Ringrazio tutti loro per avermi scelto e per l’ospitalità, e in particolare Méhes Károly, che è sempre disponibilissimo a rispondere alle mie domande.

Al termine di questa residenza, dove sarò impegnato a lavorare a un romanzo di viaggio (e non solo) che trarrà alimento dal percorso per arrivare in Ungheria e dal soggiorno lì, mi sposterò a Szeged, città non lontana dal confine serbo, dove ritroverò l’amico poeta Roland Orcsik, conosciuto nella mia prima residenza letteraria in assoluto, nel 2014 presso “Zvona i nari” (in Croazia, non lontano da Pola).

Roland ha organizzato un reading, cui parteciperò (leggendo mie cose in italiano e in inglese) il 19 giugno, insieme a lui e alla poetessa Orsolya Bencsik, con a seguire un’intervista – in inglese – sul mio lavoro.

Ungheria

Qui trovate la pagina evento, con la bellissima locandina e una descrizione che rispecchia in pieno lo spirito “pasoliniano” delle mie attuali riflessioni – pensando al reportage di viaggio di Pasolini La lunga strada di sabbia, ma anche alle considerazioni sociopolitiche dell’autore sulla realtà italiana – e del romanzo al quale lavorerò in Ungheria.

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