Qui e ora, dalla Maremma a Firenze

QUI E ORA, DALLA MAREMMA A FIRENZE

Il consueto soggiorno maremmano mi ha portato a un risultato che non speravo di raggiungere. E, come spesso mi succede, l’ho raggiunto all’ultimo minuto. Quasi sempre, quando sono in questa parte della Toscana, scendo in uno stato di profondo rilassamento, che però fino ad oggi era stato sempre contrastato dal chiacchiericcio mentale, ragion per cui non arrivavo mai fino in fondo, al completamento del percorso.

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Un tratto della spiaggia nei pressi di Follonica, guardando verso il Puntone (foto mia)

Quest’anno, invece, poco prima di ripartire per Firenze, mi sono accorto che era caduto ogni velo. Guardavo davanti a me, oltre il limite delle mie ginocchia, verso la collina di Scarlino, e vedevo peli (miei), erba, acqua (della piscina del Ranch), cipressi e case antiche, ed erano veramente , e io con loro, senza più schermi, senza più filtri. Ero radicato in quel momento, ma insieme fuori dal tempo. Forse per la prima volta in anni, la mia siesta era stata veramente una siesta. Completa. Definitiva. Mi sono alzato per prendere la macchina e partire con la sensazione di aver concluso un lunghissimo percorso, che già in Svezia, a luglio, aveva conosciuto un momento decisivo.

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Scarlino (foto mia)

Sono tutte considerazioni consonanti con quanto leggerete l’anno prossimo nel nuovo mio libro di viaggio, ma anche col mio saggio Voci oltre il buio, che ho terminato da poco e sto revisionando (ma che ancora non so quando uscirà), e inoltre andranno ad alimentare la seconda parte del mio noir Ladro di stanze, ambientato proprio in quei luoghi maremmani e poi in Umbria.

Ma soprattutto negli ultimi giorni ho preso le distanze – pur non perdendone minimamente coscienza, anzi affilandola come non mai – da tutte le dinamiche e le polemiche tossiche legate alla politica, ai giochi di potere e propaganda di cui anche lo sport si è dimostrato espressione, insomma dalle contrapposizioni che non fanno altro che alimentare (e a loro volta traggono alimento da) lo stesso chiacchiericcio mentale che ci rende schiavi.

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Un tratto di pineta maremmana presso Follonica (foto mia)

Tornando verso Firenze, poi, il qui e ora mi si è nuovamente manifestato. Stavo percorrendo la tortuosa via interna che taglia trasversalmente la provincia di Grosseto e poi quella di Siena, lambendo Massa Marittima, Montieri, Chiusdino (nei pressi dell’abbazia di San Galgano) e Radicondoli, e che si ricongiunge alla superstrada Siena-Firenze più o meno all’altezza di Colle Val d’Elsa, passando in mezzo a campagne istantaneamente rivelatrici, con rettilinei lunghi come ferite da coltello che spezzano le sinuosità dell’itinerario in mezzo a colline boscose. Ed è stato proprio durante uno di quei tratti dritti che, per un istante nitidissimo, ho avuto la sensazione che la mia macchina fosse ferma nel qui e che fosse la strada a venirle incontro, scorrendole sotto a gran velocità.

Forse è stata la prima volta che mi sono reso conto appieno di come anche nel muoversi spesso di un viaggiatore (che in viaggio lavora sempre a scrittura e traduzioni, come torno a sottolineare a beneficio dei jodedores) sia possibile mantenere un baricentro interiore capace di far sentire, appunto, centrati, radicati in un qui e ora mobile, sì, ma senza scossoni, ovvero senza quegli antipatici riverberi di pressione mentale, dovuta ad accumuli di pensieri che vanno (o meglio andavano) a sovrapporsi all’immediata percezione di quello che sta accadendo. Questa, infatti, è legata all’intuito e non alla razionalità, ed è anzi capace di ispirare quest’ultima ad accodarsi direi quasi docilmente, per attuare quello che l’intuito stesso, ispirato dal Sé, suggerisce.

Quando nel mio precedente articolo dicevo di essere un “uomo del fare”, alludevo precisamente a questo. Il fare efficace nasce dal “non fare” della mente razionale, o meglio dal suo lasciar fare all’intuito, collegato direi per entanglement alle più vertiginose profondità dello spaziotempo, che in definitiva (come argomento nel mio saggio ancora inedito) sono le stesse dello spirito, e che “si trovano” nel profondo dell’universo come in quello di noi stessi.