Evidenza ed equilibrio

EVIDENZA ED EQUILIBRIO

Due parole-chiave su cui sto riflettendo molto in questi giorni: “evidenza” ed “equilibrio“. Sono state il filo conduttore (e in parte anche l’esito) della scrittura della parte finale del mio saggio narrativo Voci oltre il buio, che ho da poco terminato (salvo doverlo adesso “limare”) e che è uno dei miei lavori più complessi e decisivi, perché unisce in sé spunti autobiografici e considerazioni di fisica quantistica, psicologia analitica, filosofia e teologia.

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Un tratto della pineta sul mare tra il Puntone e Follonica (foto mia)

Ma le parole evidenza ed equilibrio sono state anche la quintessenza dell’ultima fase di un mio percorso lungo anni, di presa di coscienza dei livelli profondi della percezione e dello stesso pensiero, uscendo dalle sue gabbie e lasciandolo riarmonizzare con la natura. Un percorso condotto con l’aiuto del mio straordinario naturopata Andrea Cappelletti, e del quale ha fatto parte la tanta, tanta roba che ho scritto nel periodo pandemico e post-pandemico, anche alimentata dalle polemiche di quella fase storica, ma volto a superare i dualismi, come accennavo l’altro giorno, e a dire chiaro quello che pensavo (come nel romanzo ancora inedito La via dell’altrove) per poi passare mentalmente oltre.

Nel percorso, comunque, sono rientrate e rientrano sempre anche le lingue e le traduzioni, spesso (curiosamente) intonate ai miei itinerari interiori, come quella dell’ormai celebre Lettere delle piante agli esseri umani di Sanja Särman (Ortica editrice), che oltretutto ha inaugurato la mia carriera di traduzione dallo svedese, insieme alla successivo (e intonata), di Träbild. Sussurri da Gotland di Christian Stannow – opere di cui tornerò a parlare insieme all’amico Sergio Luzzi a Vallombrosa tra il 31 agosto e il 1° settembre (poi vi dirò).

Nei prossimi giorni sarò, come tutte le estati, da un altro amico, Alessandro Spaccasassi, al mitico Ranch Hotel sotto Scarlino, nell’amata Maremma (dove già presentammo Da luoghi lontani di Arkadia Editore), e cercherò di completare il mio noir Ladro di stanze, la cui prima parte, ambientata proprio al Ranch, ho scritto da tempo, mentre la seconda, ambientata in Umbria, mi gira nella testa da mo’, ma attendeva proprio il ritorno nel primo luogo d’ispirazione per essere definita.

Perché l’effetto di un equilibrio basato sull’evidenza del “qui e ora” non può che essere il fare. E io – come una voce, la più importante, ebbe a dirmi una volta -, sono un uomo del fare (in senso letterario e linguistico, non “renziano”, sia chiaro!).