Assenza e contatto

ASSENZA E CONTATTO

Assenza

Altra riflessione, figlia di quella del mio ultimo post. Mi sono concentrato in particolare sul concetto di “assenza” (in latino, absentia, ovvero la condizione di ab-esse, “essere lontano da”). Credo che questa presa di distanze, questo “distacco” dalle cose, sia necessario proprio per entrare spiritualmente e fattivamente in un contatto produttivo con esse.

Il paradosso è che più si è a contatto con le cose e le persone, più si alimenta la separazione, la dualità (e il contrasto, l’attrito che potenzialmente ne deriva). La concentrazione sul respiro, e soprattutto sull’attimo centrale di dilatazione che si apre al suo interno, porta invece a prendere quota, a vedere tutto dall’alto. E allora, in un singolare ribaltamento di prospettiva, si entra più profondamente in contatto con l’essenza delle cose e delle persone: le si com-prende meglio.

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Respiro, consapevolezza, pace

RESPIRO, CONSAPEVOLEZZA, PACE

Respiro

I miei percorsi meditativi mi hanno portato a considerare un aspetto sul quale non avevo mai soffermato l’attenzione. C’è un punto, in ogni singolo respiro, in cui la stessa attività respiratoria si ferma (o si sofferma), e con essa il pensiero e la percezione del tempo. Quello è il punto in cui si colgono il silenzio e il vuoto perfetti, e il cuore riprende campo e irradia beneficamente l’holos spirito-mente-corpo. Insieme, si comprende l’illusorietà del tempo (confermata dalle più recenti scoperte della fisica quantistica) e ci si affaccia sull’Eterno.

In quel punto (che in realtà, olograficamente, è in ogni punto del cosmo, e quindi anche di noi) si annida il nucleo del nome stesso di Dio, che nella tradizione ebraica si chiama YHWH (spesso traslitterato come “Yahweh”), ovvero “Io sono”. Come a dire, non solo il “divino in noi” (il Sé) è la radice dell’identità, ma lo stesso nome di Dio, formato dalle due metà “YH” e “WH” – assimilabili al suono dell’inspirare e a quello dell’espirare – è un respiro completo. Il cuore di questo nome, però, è proprio l’attimo centrale in cui il respiro è fermo, l’istante senza-pensiero-e-senza-tempo a cui non corrisponde alcuna lettera, ma solo un immaginario trait d’union di “assenza”.

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