Assenza e contatto

ASSENZA E CONTATTO

Assenza

Altra riflessione, figlia di quella del mio ultimo post. Mi sono concentrato in particolare sul concetto di “assenza” (in latino, absentia, ovvero la condizione di ab-esse, “essere lontano da”). Credo che questa presa di distanze, questo “distacco” dalle cose, sia necessario proprio per entrare spiritualmente e fattivamente in un contatto produttivo con esse.

Il paradosso è che più si è a contatto con le cose e le persone, più si alimenta la separazione, la dualità (e il contrasto, l’attrito che potenzialmente ne deriva). La concentrazione sul respiro, e soprattutto sull’attimo centrale di dilatazione che si apre al suo interno, porta invece a prendere quota, a vedere tutto dall’alto. E allora, in un singolare ribaltamento di prospettiva, si entra più profondamente in contatto con l’essenza delle cose e delle persone: le si com-prende meglio.

È il discorso dell’“Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt, 22, 39), ovvero più ti avvicini al Sé, alla radice dell’identità, che è il riflesso di Dio in te, più diventi capace, spontaneamente, di abbracciare tutti nella luce della tua amorevole attenzione. Più scendi dentro di te, più ti distanzi dalle cose e dalle persone, ovvero superi i tranelli dell’attaccamento (e dei cortocircuiti emotivi che ne conseguono), e più vedi tutto con l’equilibrio e il non-coinvolgimento che (incredibile a dirsi) è proprio quello che permette di amare veramente, senza aspettative, lasciando liberi tutti – e prima di tutto se stessi.

Questo è l’esatto opposto dell’egoismo, che è il culto dell’Ego, la valorizzazione competitiva di sé a discapito degli altri. È coltivare il Sé, sprofondare in questo mare silenzioso (eppure ricco di voci), dove si può cogliere il vero senso della propria vocazione e iniziare a permetterle di uscir fuori in forma fluida, non più ostacolata dalle risonanze avverse delle sincronicità e delle attrazioni corrispondenti alla nostra mancanza di centratura.

Al contrario, in questo stato radicale (ovvero attinente alla radice di chi siamo) compenetrazione, possiamo essere noi a renderci tramiti di un’energia di apertura capace di attirarci buone cose e di trasmetterle al prossimo.