ASSENZA E CONTATTO
Altra riflessione, figlia di quella del mio ultimo post. Mi sono concentrato in particolare sul concetto di “assenza” (in latino, absentia, ovvero la condizione di ab-esse, “essere lontano da”). Credo che questa presa di distanze, questo “distacco” dalle cose, sia necessario proprio per entrare spiritualmente e fattivamente in un contatto produttivo con esse.
Il paradosso è che più si è a contatto con le cose e le persone, più si alimenta la separazione, la dualità (e il contrasto, l’attrito che potenzialmente ne deriva). La concentrazione sul respiro, e soprattutto sull’attimo centrale di dilatazione che si apre al suo interno, porta invece a prendere quota, a vedere tutto dall’alto. E allora, in un singolare ribaltamento di prospettiva, si entra più profondamente in contatto con l’essenza delle cose e delle persone: le si com-prende meglio.
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