Verbo e azione

VERBO E AZIONE

Verbo
Uno scorcio del mare (o forse del cosmo) da Marina di Pisa (foto mia)

È almeno una settimana che rifletto sul significato della parola “contempl-azione”, in rapporto a quella “trasform-azione” (e i trattini sono fondamentali). Stiamo attraversando un momento delicatissimo, nel quale -come ho già sottolineato in precedenza – i “muro contro muro” (ovvero la dualità) possono rappresentare la scintilla definitiva e letale, tanto sul piano personale quanto su quello interpersonale e collettivo. Urge quindi comprendere mediante un atteggiamento contemplativo, da non confondere con la mera “osservazione” (attenzione che qui non c’è il trattino).

“Osservare” significa “guardare” e – come la fisica quantistica ci insegna – porta inevitabilmente a interagire con l’oggetto osservato, potendo dunque innescare pericolose reazioni a catena.

“Contemplare” è altro: precisamente, rendersi conto che esiste un’intelligenza superiore e “implicata” (per usare un termine caro a David Bohm) in tutto il cosmo e nelle pieghe della nostra vita, e perciò della nostra mente e del nostro cuore. Significa dunque calarsi con la mente e con il cuore in questa intelligenza, questo Logos o Verbo che “in principio era”, come dice l’incipit della più grande opera di tutti i tempi, il Vangelo di Giovanni. Identificarsi con essa, sentirsene parte e lasciare che sia essa ad agire attraverso noi.

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