POETICA E VOCI
In questi giorni, come sapete, sto portando avanti in parallelo vari lavori, tutti in qualche misura narrativi, ma con differenti gradazioni. Ciò di cui mi sto rendendo sempre più conto è che esistono motivi e atmosfere che ricorrono, pur in opere molto diverse tra loro.
Mi sto muovendo tra noir, (post) distopia, narrativa di viaggio e saggio narrativo, ma vedo e sento ricorrenze, corrispondenze ed echi trasversali che sono quasi sincronicità, e mi dicono che sto varcando il confine tra una poetica – ovvero (v. qui) lo stile e il complesso di temi e concetti che “definiscono” uno scrittore – e una molteplicità di voci di cui mi sento come ospite.
Curiosamente, questo è proprio il tema al centro del mio saggio narrativo, che descriverà il mio percorso interiore tra vita passata, riflessioni del presente e scelte artistiche e vocazionali maturate nel corso della vita. Forse è per questo che mi sono accorto che, per un autore, avere una propria “poetica” non è il punto definitivo. In altre parole, se la poetica è la voce di quel singolo scrittore, che lo rende in qualche modo riconoscibile – proprio come avviene ai musicisti o ai registi, pur molto vari nella loro produzione -, essa non è un blocco unico, proprio come non lo è la materia, che nella sua struttura ultima è imprevedibile e indeterminabile relazione tra particelle che sono anche onde, ovvero increspature di un campo vibrazionale meramente probabilistico ed eternamente mobile. Così, nello stile di un autore ci sono molteplici correnti e tendenze, chiavi armoniche e folate concettuali che s’intersecano e richiamano vicendevolmente, in una danza di relazione che, proprio come avviene nel cosmo, “tiene tutto insieme” e, vista da una certa distanza, appare come una “poetica”.
In ogni caso, un ancoraggio concreto comunque c’è, e per me sono prima di tutto i luoghi, ognuno dei quali ha una sua atmosfera prevalente, che lo connota e tende a essere notata in modi simili da persone diverse che lo visitano. In altre parole, si tratta di un’energia di fondo, sedimentatasi nel tempo e frutto dell’interazione tra i tratti antropologici (linguistici e culturali in genere) degli abitanti e le armonie (o disarmonie) proiettate dalle costruzioni.
Un altro tema per me centrale è la memoria e la sua perdita e il successivo recupero. In un universo in cui, in definitiva, il tempo non esiste, perché è solo l’impressione approssimata che la nostra mente ha del processo irreversibile di dispersione del calore e di aumento del caos (entropia), la memoria – come del resto anche la città e i luoghi in genere – è la dimensione specificamente umana (e sia pur condivisa con altre specie animali). Qui si gioca la differenza tra la materia animata e quella inanimata (e, ulteriormente, tra quella animale e quella vegetale), e dunque il cosmo si specializza in una forma di coscienza più raffinata di quella che autori come Federico Faggin riconoscono anche ai corpi e ai sistemi inanimati dell’universo.
E vengo così a un altro tema centrale nella mia narrativa: quello della Natura come bacino energetico-spirituale in cui (ri)scoprire il nostro radicamento nel seno dell’Essere, quel Logos/Verbo che è il campo di fondo di tutto ciò che esiste. E per “Natura” intendo anche (se non principalmente) il mondo vegetale, che, proprio perché privo di razionalità, è coscienza allo stato puro, intuizione spalancata sulle vibrazioni di fondo dell’universo, e può dunque ispirarci a recuperare questo fondamentale contatto, senza il quale siamo sradicati e privi di un centro psico-fisico.
I miei personaggi sono, in modi diversi, tutti alla ricerca di questo centro. La loro storia, che sia al centro di una trama noir o di un viaggio, o ancora di un percorso di ricerca della verità su un mistero storico o familiare, è tesa all’individuazione del proprio centro interiore – il Sé. E, in questa quest, essi percepiscono e interagiscono con molteplici fattori di disturbo che sono le voci dissonanti del mondo, mentre dentro di loro emerge una guida interiore, fatta anch’essa di voci, ma nitide e sapienti, e spesso consonanti con le atmosfere dei luoghi che visitano o abitano. Insomma, le loro vicende sono come il filo (semi)nascosto al centro di una tempesta di relazioni e contrasti, della quale lo stesso amore è parte integrante, tanto sub specie delle sofferenze e delle illusioni a cui molte volte si riduce, quanto della forma più alta di Amore che è appunto la tensione alla piena realizzazione del Sé mediante l’attuazione di un’autentica vocazione – e l’incontro elettivo che, nei casi più fortunati, ne risulta.
I viaggi al centro di Internet. Cronache della fine e di Viale dei silenzi lo dimostrano, come anche le mie esperienze autobiografiche in Berretti Erasmus. E lo stesso si può dire dei miei racconti nel libro Da luoghi lontani, che ho scritto insieme a Carlo Cuppini e Sandra Salvato.
Di tutto questo parleremo proprio con loro il 23 novembre alle ore 18 a Firenze, a Bottega Strozzi, nel corso di un evento intitolato “Viaggio nella narrativa di Giovanni Agnoloni”.