GENERI LETTERARI E SCELTE ARTISTICHE
Le riflessioni di questi giorni, riassunte soprattutto negli ultimi due post (v. qui e qui), mi hanno portato a fare un salto in avanti mentale ma anche pratico, nell’impostazione e nella stesura dei miei vari lavori in corso, ovvero la mia serie post-distopica sull’auspicata fine della società del controllo, quella noir ambientata tra Toscana e Umbria, il nuovo libro di viaggio alla ricerca di un significato nascosto, tra l’Italia e l’Europa, e soprattutto il mio saggio narrativo sui miei percorsi interiori, che diventerà una sorta di bio-autografia, come si suol dire, sulla mia vita e il mio rapporto in divenire con la dimensione dello spirito.

Questo mi ha portato a riflettere sui generi letterari, che, fin da quando ho iniziato a scrivere, componendo diversi saggi sulla letteratura di J.R.R. Tolkien – l’ultimo dei quali, in realtà, è una curatela-traduzione-compartecipazione a una raccolta di studi italo-inglese dal titolo Tolkien. La Luce e l’Ombra (Kipple Officina Libraria) – per me sono sempre stati diverse modalità di approccio all’unica realtà, fisico-energetico-spirituale, ovvero all’Holos che è tutto ciò che esiste. Non diversamente, in questo, dai generi musicali o dagli stili pittorici.
Ultimamente questa riflessione si è estesa anche alle forme letterarie, perché, se fino ad oggi sono stato o saggista o narratore (in romanzi e racconti, v. qui), con il mio nuovo saggio narrativo in corso di stesura fonderò queste vocazioni, conservando sempre, nelle mie righe, anche una terza “anima”, quella poetica, che come autore di versi ho frequentato solo sporadicamente – per lo più per pubblicazioni di singole poesie, principalmente in lingua inglese -, ma come narratore ho sempre voluto incastonare nel cuore del discorso.
Sono infatti convinto che ogni attimo epifanico di rivelazione, ogni “voce” dello spirito (visiva, uditiva, tattile, olfattiva o gustativa, o semplicemente “atmosferica”), essudata attraverso la materia di cose, luoghi e persone, sia in sé la quintessenza dell’arte in genere, e della letteratura in particolare. Ancor più, aggiungo, alla luce del fatto che la mia professione di traduttore letterario e il mio studio privato della chitarra classica con il Maestro Ganesh Del Vescovo – che conduce da anni e con risultati eccezionali un’analoga ricerca sul suono – hanno affinato la mia sensibilità rispetto alle intuizioni profonde provenienti dai sensi, o meglio che passano attraverso essi per condurre più in alto.
Ogni parola dev’essere frutto di un’immediata emersione dal Profondo. Proprio il territorio studiato da Carl Gustav Jung, che, come Wolfgang Pauli ha dimostrato sul piano della fisica quantistica, comunica direttamente con il campo vibrazionale di fondo del cosmo, inafferrabile per definizione nel suo dettaglio ma intuibile nella sua forma generale usando specifiche equazioni probabilistiche ma, ancor prima, migliorando la propria sensibilità intuitiva, attraverso attività di centratura nel Sé come la preghiera del cuore, la meditazione, le pratiche di medicina olistica e altre consonanti, capaci di alleggerire ed elevare l’unità corpo-mente-spirito e di aiutarci a leggere i segni sincronicistici che la vita ci pone davanti.
Quando vengono da questi territori profondi, le parole (e ancor prima i suoni) risuonano e toccano dentro, a prescindere dai generi letterari o dalle forme adottate. Eppure, ciascuno di questi dà loro una connotazione speciale, come una diversa inclinazione d’ingresso, che facilità un certo tipo di comunicazione e di risultato. Il noir parte forse da premesse più concrete e – a seconda dei casi – ironiche o drammatiche, laddove il romanzo psicologico è per vocazione più viscerale, quello di viaggio più contemplativo rispetto ai luoghi e alla natura, e la distopia ha una più marcata propensione all’osservazione delle dinamiche sociali. Ma in tutti questi “contenitori” ogni parola riflette il Profondo, e dunque l’Eterno.
Qui, muovendosi liberamente tra i generi letterari e le diverse forme, ma ancorandosi sempre nel Sé, “si pare” la “nobilitade” di ogni scrittore. Questo è perciò il compito più difficile e decisivo.
Anche di questo parleremo il 23 novembre alle ore 18 a Firenze presso Bottega Strozzi, in un incontro dedicato ai “luoghi” in tutta la mia produzione narrativa, che verrà condotto dai colleghi e amici – e coautori di Da luoghi lontani (Arkadia Editore) – Sandra Salvato e Carlo Cuppini. Qui potete trovare l’annuncio.