Beatles, sogni e poetica

BEATLES, SOGNI E POETICA

Ieri notte ho fatto un sogno che collima con qualcosa che compare nel mio nuovo romanzo in corso di stesura, La via dell’altrove, e per la precisione (l’ennesima sincronicità) nel capitolo che oggi ho rielaborato battendolo al computer. Ovvero, il palazzo di Via Bezzuoli, a Firenze in zona Isolotto, dove ho abitato fino ai dieci anni di età (lo vedete nello screenshot che ho estratto da GoogleMaps) – e che pure ricorre in uno dei libri ancora inediti che ho finito quest’anno, il post-distopico Storia di uno straniero.

Beatles

Nel sogno salivo in ascensore insieme niente meno che ai Beatles. O meglio, a John Lennon, Paul McCartney e George Harrison (Ringo Starr avrà avuto da fare). Va detto che la sera prima avevo rivisto parte del documentario John Lennon a New York, ma vabbè.
Il punto è che dicevo loro che, pur considerandoli dei geni (paragonavo tipo John a Leonardo da Vinci e Paul a Michelangelo), il mio preferito era sempre stato George Harrison (ricordo qui il bellissimo articolo a lui dedicato da un altro Leonardo, l’amico Masi, su Postpopuli). E in effetti è vero.
John ci rimaneva un po’ male, mentre a Paul non sembrava fregare in modo particolare. George taceva dignitosamente.
Poi entravamo in casa e mia madre ci preparava una merenda, come ai vecchi tempi (e come ricordo pure nel nuovo romanzo).
Fine del sogno.

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Londra tra fumo, ricordi e avvenire

LONDRA TRA FUMO, RICORDI E AVVENIRE

Ieri ho visto per la prima volta per intero Fumo di Londra, il primo film da regista di Alberto Sordi, del 1966. Una commedia leggera e sottilmente amara, forse un po’ povera nella sceneggiatura ma intrisa di grande atmosfera (anche grazie alla splendida colonna sonora di Piero Piccioni e Bruno Nicolai) e di un senso di decadenza in atto, già colta quando la “Swinging London” era in pieno fervore – Sordi, del resto, è spesso stato “profetico” nella sua produzione da regista, basti pensare a film come Detenuto in attesa di giudizio e Tutti dentro, tanto per menzionarne due.

Londra

Ma, soprattutto, il film mi ha riproiettato nel cuore di un’Inghilterra che, dopo averla rivisitata (e vista cambiata) l’anno scorso, a distanza di molti anni dal mio programma Erasmus, ho riconosciuto come uno dei miei luoghi d’elezione, anche se sempre un passo dopo l’Irlanda, come sapete. E quel mélange specifico di entusiasmo vitale e malinconia Sordi nel film li ha colti alla perfezione, anticipando perfino lo “spirito Erasmus”, sia pur attraverso gli occhi di un uomo adulto e giunto a quell’euforia esistenziale ormai non più ragazzo.

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