LINGUA SVEDESE E ALTRE RIFLESSIONI
Lo svedese è l’ultima lingua (finora) che ho studiato, e l’ho amata fin dall’inizio per la sua musicalità, anche se la comprensione orale e la pronuncia sono toste. Tra l’anno scorso e questo ho tradotto – ed è da poco uscita – la raccolta di epistole di Sanja Särman Lettere dalle piante agli esseri umani (per Ortica Editrice), di cui abbiamo parlato in varie occasioni e che sta andando benissimo sia come recensioni (ricordo con particolare affetto quella del Prof. Francesco Improta), sia come risposte da parte dei lettori.
In attesa della prossima presentazione italiana, il 17 maggio alle 18,30 al Giardino delle Rose a Firenze, con Paolo Ciampi, la settimana prossima (il 4 maggio) lo presenterò a Stoccolma con l’Autrice presso Rönnels Antikvariat (Birger Jarlsgatan 32) (alle ore 17), con l’intervento musicale del gruppo Blomsterunge.

A parte ciò, nei giorni immediatamente precedenti e successivi interverrò a due incontri universitari sul tema della traduzione letteraria, collegata alla scrittura e al suono:
– il 2 maggio (alle ore 17), presso il Consiglio degli Studenti della Facoltà di Lingue romanze e antiche dell’Università di Stoccolma insieme al mio traduttore svedese Johan Arnborg) (per chi fosse il zona, presso la Nilas Library – Universitetsvägen 10 B, (hus B, plan 5) (v. qui)

La pagina dedicata all’evento sul sito dell’Università di Stoccolma
– il 5 maggio (alle ore 14) presso l’Unione degli Studenti della Facoltà di Studi Letterari dell’Università di Uppsala (Svezia) (sempre insieme a Johan Arnborg) (Engelska Parken, sala 6-0023) (v qui)

Il manifesto creato da Litteraterna, l’Unione degli Studenti della Facoltà di Studi Letterari dell’Università di Uppsala
Ormai mi rendo conto che questi temi sono al centro della mia vocazione artistica e linguistica, anzi, prima ancora musicale e vibrazionale. Il suono è vibrazione, e per questo è anche emozione-e-concetto. Da qui scaturisce tutto, perfino la nostra capacità (o incapacità) di relazionarci con il prossimo. Qui si combatte la prima Resistenza, e qui si inizia a lavorare per evitare e porre fine alle guerre. Qui si va perfino oltre il tempo, calandosi nell’Ognidove.
Forse non è un caso, allora, che torni a Stoccolma dopo averci ambientato un romanzo già finito e ora all’esame di una casa editrice. Perché a volte prima si vede e poi si scrive, ma altre ha più senso il contrario.