RELAZIONI AMOROSE IN UN MONDO DISTOPICO
Sono molto grato a Karolina Kopańska, dottoranda in Studi Letterari all’Università di Danzica, in Polonia, per questo bellissimo articolo in lingua italiana, che ha scritto su un tema “incastonato” nei miei romanzi distopici della serie della fine di internet raccolti in Internet. Cronache della fine (Galaad Edizioni): quello delle relazioni amorose e della loro crisi nel mondo ipertecnologico di oggi (e di domani), e anche della frequente scelta di tanti individui di perseguire un proprio percorso personale “a prescindere” dal coltivare relazioni.

L’articolo è uscito nella raccolta degli Atti di un convegno dell’Università di Łódź, dal titolo L‘arte di vivere, di sopravvivere, di rivivere, pubblicato da Wydawnictwo Uniwersytety Lodzkiego nell’autunno del 2022 e gratuitamente scaricabile qui a pag. 325.
Nel suo saggio, Karolina ha messo benissimo a fuoco la sottigliezza del mio approccio all’argomento, che in definitiva è quello che in assoluto mi sta più a cuore, ovvero il collegamento tra l’esperienza personale dell’essere umano e il destino della società nel suo insieme – e l’impossibilità di riscattare questa senza ricondurre a centratura e armonia quella.

La sua analisi sottolinea sia la valenza di crisi sociale della crisi delle relazioni amorose in una società sempre più “liquida”, ma anche un aspetto positivo – e per me cruciale -, e cioè che rimane sempre la possibilità che una relazione funzioni, se nasce e si sviluppa tra due persone che perseguono ognuna la ricerca del proprio Sé, e dunque tendono autonomamente alla propria centratura e realizzazione. Non a caso, cita Erich Fromm e Zygmunt Bauman:

Coglie così la problematicità della mia visione, che mira anzitutto a rappresentare la realtà così com’è, anche quando racconta storie ambientate in un mondo distopico, ma poi cerca sempre di vedere nei fatti un riflesso delle vicissitudini interiori dell’essere umano – quel “secondo mondo” che alimenta continuamente il primo, e che anzi è esso stesso il primo tramite di esperienza della realtà che ognuno, consapevolmente o meno, vive.
Le relazioni amorose rappresentano uno dei più importanti diaframmi tra il “dentro” e il “fuori”, proprio perché sono precisamente sulla linea di confine tra le due dimensioni, vivendo sostanzialmente dell’una (quella interiore) ma manifestandosi nell’altra (quella esterna) e spesso risentendone. Avviene così, per esempio, a Emanuela, protagonista de La casa degli anonimi, terzo atto della serie della fine di internet:

Karolina descrive questi e molti altri aspetti della crisi delle dinamiche amorose prendendo come riferimento anche le vicende di altri miei personaggi. Così facendo, allude a un altro “dualismo”- o meglio, un’altra compresenza di dimensioni – che caratterizza tutte le mie opere narrative: quella tra personaggi e luoghi. Le relazioni in crisi che lei descrive nell’articolo sono inserite in scenari che ne sono quasi il correlativo oggettivo, come avviene nel caso della Amsterdam che fa da cornice alla fase finale del matrimonio tra lo scrittore Kasper Van der Maart e sua moglie Hilde:

Come ho più volte sottolineato in occasione delle mie presentazioni letterarie e anche su questo blog, i luoghi per me sono, a tutti gli effetti, dei personaggi. Karolina – che proprio sulle città in letteratura, e specificamente nella mia produzione narrativa, sta scrivendo la sua tesi di dottorato – lo sa benissimo, e in questo suo saggio lo evidenzia a dovere anche con riferimento a un altro personaggio, il chitarrista Aurelio (che compare sia ne La casa degli anonimi, sia ne L’ultimo angolo di mondo finito, terza e quarta parte di Internet. Cronache della fine). L’ambiente in cui lui è immerso è Firenze.

Vi consiglio dunque caldamente la lettura per intero di questo articolo di Karolina Kopańska sulle relazioni amorose in un mondo distopico (v. qui, pag. 325), quello tratteggiato nei miei romanzi della serie della fine di internet racchiusa in Internet. Cronache della fine. E non lo dico solo perché si tratta del mio lavoro, ma perché l’articolo stesso è il frutto di una mano letteraria, e dimostra straordinariamente bene come sia possibile fare ricerca accademica combinando felicemente mente e cuore.