Solitudine (o no?) e scrittura

SOLITUDINE (O NO?) E SCRITTURA

Solitudine

In questi giorni, sospesi tra l’irritazione per i tragici fatti a cui stiamo assistendo e l’allarmante stupidità delle discriminazioni ancora in atto a livello italiano e internazionale (e che la guerra sta rinnovando in forme demenziali), approfondisco ancor più la dimensione dello scrivere in solitudine. In passato mi capitava di farlo anche in luoghi affollati – per lo più in fase di revisione -, ma gli ultimi anni (ivi incluse le fasi di lockdown) mi hanno spinto, o forse costretto, ad apprezzare e valorizzare, in casa o all’aperto, i momenti di silenzio, in cui lasciar parlare la voce interiore e seguire il flusso creativo, del quale sono sempre stato solo tramite – o, in senso molto speciale, traduttore.

Così stanno nascendo i miei due nuovi libri, entrambi sequel di romanzi ancora inediti (uno distopico e l’altro noir), frutto di una gestazione al contempo lenta – perché figlia di processi interiori antichi – e veloce – perché frutto dell’incredibile evoluzione degli ultimi tempi.

Tuttavia, è proprio negli ultimi (quattro) anni che è nato un altro progetto, collettivo nell’idea e nell’attuazione, ma al contempo figlio di tre autorialità ben definite, che ho sviluppato con gli amici e colleghi Sandra Salvato e Carlo Cuppini, con cui condivido moltissimo, e che ha portato a dare vita a una raccolta di racconti che è anche un “concept book”, che verrà pubblicato tra poche settimane. Vi daremo presto notizie. Nel frattempo, posso dire che in poche altre occasioni di interazione letteraria e culturale in senso lato (che per me significa “spirituale”) ho visto valorizzata la mia voce come in questo scambio di idee, approcci narrativi e soluzioni lessicali e stilistiche.

A presto, dunque. Non manca molto all’annuncio.

(Nella mia foto di New York – la parte Sud di Manhattan – un luogo di ambientazione di uno dei miei racconti inclusi nel libro)