Resistenza vs dipendenza

RESISTENZA VS DIPENDENZA

resistenza

Traducendo l’articolo della Prof.ssa Karwacka-Pastor Świat bez Internetu. Lęk i niepokój w twórczości Giovanniego Agnoloniego (“Il mondo senza Internet. Paura e inquietudine nell’opera di Giovanni Agnoloni”), pubblicato nel volume “(NIE)POKÓJ w tekstach kultury XIX-XIX wieku (“Pace e inquietudine nei testi di rilevanza culturale nei secoli XIX-XXI”) (Wydawnictwo Uniwersytetu Gdańskiego, Gdańsk 2021), mi sono imbattuto in un passo di Internet. Cronache della fine (Galaad Edizioni) che suona quanto mai attuale, soprattutto in relazione ai concetti di resistenza (e di un suo frequente opposto, la dipendenza):

“Stavo indugiando troppo a lungo. Erano diverse ore che aspettavo, spaventato all’idea di uscire allo scoperto. Non riuscivo ad accettare quanto era successo; l’aut aut che mi avevano imposto, togliendosi la maschera.

La Macros aveva fornito all’Europa il più avanzato livello di servizi mai sperimentati, superiore perfino agli standard di vita americani. La crisi dei primi quindici anni del Duemila aveva determinato un blocco generalizzato dell’economia, che aveva portato a un ristagno dei consumi; finché non era apparso qualcuno che aveva immesso sul mercato prodotti tecnologici adatti alla vita quotidiana e a basso costo. Il benessere era sembrato di nuovo alla portata di tutti. L’omologazione aveva trionfato.

Quel “qualcuno” erano i vertici della Macros, che avevano ideato un sistema di cablaggio digitale capace di coprire l’intero continente, ottenendo dall’UE l’appalto per la sua realizzazione. Il progetto si sarebbe dovuto completare stanotte, con l’unificazione delle due partizioni Nord e Sud della Rete europea. Luke Maxwell, l’attuale amministratore delegato, era un uomo di successo, un imprenditore rampante con la passione per la tecnologia; uno che sapeva vendere molto bene la propria merce.

Era tutto lì, il gioco. Restare agganciati. Pensare che quello che il Sistema diceva fosse la verità. Sentirsela addosso, sopra, dentro. Era andata così per dieci anni, finché quasi nessuno si era più sentito separato e indipendente dalla Rete. Adesso chi aveva creduto alla grande menzogna non aveva più scampo. Io ero riuscito a liberarmene all’ultimo momento, quando ero stato bruscamente messo davanti all’alternativa di essere complice o fuggiasco.” (pag. 102)

(la foto di Berlino è mia)