Quel giorno d’estate

QUEL GIORNO D’ESTATE

Poi dice che gli scrittori che vanno a letto tardi si gingillano – un po’ come Joseph Conrad alla finestra secondo sua moglie, nella celebre storiella che gira da anni e che potrebbe anche essere del tutto inventata (v. qui).

Ieri ho fatto l’una di notte per vedere un film francese pressoché sconosciuto: Quel giorno d’estate (titolo originale: “Amanda”) di Mikhaël Hers, con vari attori tra cui Vincent Lacoste, Stacy Martin, la giovanissima protagonista Isaure Multrier e (in una parte minore) la più nota Greta Scacchi. Pellicola in tipico stile transalpino, con uno speciale gusto delle atmosfere e delle ambientazioni, e soprattutto un’eccezionale capacità di rappresentazione dei dettagli delle cose quotidiane nel – ed è un “nel” importantissimo – raccontare una tragedia. Ovvero, la morte della sorella del protagonista, madre di una bambina di 7-8 anni, e la scelta del fratello della donna (e zio della piccola), appena ventiquattrenne, di prendersi cura di lei.

Quel giorno d'estate
Foto della locandina italiana, tratta da Youtube

Non aggiungo altro sulla trama, ma una riflessione sì: il cinema è un’arte preziosa, quasi quanto la musica, proprio come scuola di scrittura, per la capacità che ha non tanto di insegnare l’arte del dialogo, ma l’energia intrinseca di luoghi e persone. E, guarda caso, sto lavorando proprio su questi aspetti mentre scrivo La via dell’altrove, romanzo sospeso tra le tragedie della contemporaneità, i piccoli ma fondamentali dettagli dei sentimenti e le atmosfere di molteplici luoghi – del resto, sono tratti già propri dei miei precedenti libri, anche se qui saranno ancor più sviluppati.

Per di più, il terrorismo e le sue impronte sulla vita dei singoli sono pure al centro di Territori interni, un altro mio romanzo (finito ma ancora inedito, e pronto anche in inglese), ambientato tra Italia, Irlanda e Stati Uniti.
Infine, a completare il quadro quasi sincronicistico, sto traducendo un romanzo francese ambientato in buona parte intorno alla principale stazione parigina, la Gare de Lyon, proprio come il film Quel giorno d’estate. Potrete leggerlo prima di Natale.

Torna dunque il tema della circolarità e della risonanza tra fatti e ispirazioni in corso di attuazione. Ieri qualcuno avrebbe potuto pensare che mi fossi bamboleggiato per un’ora e mezza davanti alla TV, e invece sono andato a letto con dei preziosi appunti e idee per almeno un paio di capitoli del mio nuovo romanzo.

La vita è piena di cose che pensiamo che servano ma che non hanno alcuna utilità, mentre invece le risposte e i passi avanti arrivano da ciò che sfugge al controllo della mente razionale. C’è poco da fare, e lo dice uno abituato a pensare fin troppo.

Alla luce di quel film, ho capito che ogni gesto, ogni scena e ogni parola è di per sé romanzo, proprio come ogni nota è musica, se risuona col centro interiore, ovvero se è espressione di amore. Il resto è fuffa autocompiaciuta di finti artisti.