Recensioni e riepiloghi

RECENSIONI E RIEPILOGHI

Dopo gli ultimi annunci, sono in piena attività, legata non solo agli eventi di maggio e giugno e alle scritture e traduzioni in corso, ma anche a un’impennata (occasionale, perché dipende sempre dal tempo disponibile e dall’ispirazione del momento) della mia attività di recensore.

Sono da poco uscite, rispettivamente su La Poesia e lo Spirito e su Lankenauta, le mie recensioni di due ottimi libri, Materiali onirici di un somarello marino, di Marino Magliani (per Hopefulmonster, collana “Pennisole”, diretta da Dario Voltolini) e Storie di amori e migrazioni sull’isola dalle ali di farfalla di Tito Barbini (per Arkadia, collana “Eclypse”), due romanzi atipici, diversi tra loro ma legati dal filo conduttore del mare, visto – in un certo senso – in tutti e due “da dentro”: in quello di Marino Magliani, perché si cala nel punto di osservazione ed esperienza di una sorta di cavalluccio marino, che desidera uscire dai fondali noti per affrontare il grande mondo là fuori, e in quello di Tito Barbini perché il cuore dell’azione e dei pensieri è un’isola circondata dalle acque del Mediterraneo, Astypalea, nel Dodecaneso, nella quale s’intrecciano destini di abitanti del posto e profughi siriani in fuga dalla guerra.

Ecco due estratti. Il primo, dalla recensione sul Somarello di Magliani:

Recensioni Marino

“Qui ci immergiamo direttamente nelle profondità del mare, fin nel cuore dei suoi fondali, per andare ad appuntarci nel punto di vista di una delle sue creature, una sorta di cavalluccio marino (in curiosa assonanza col nome dell’autore) che, stufo della solita vita e soprattutto desideroso di vedere “la pelle del mare”, ossia la superficie, con le prospettive di mondo che se ne spalancano, dopo essersi consultato con un altro membro della sua specie che racconta di aver fatto quel viaggio, parte anche lui per un’avventura che lo porterà dove non pensava.

È in questo rovesciamento di prospettiva, unito al carattere coinvolgente della storia – quasi una favola nello spirito di Esopo o di Fedro – che sta la chiave vincente di questo romanzo. Romanzo, sì, ribadisco, perché contiene in sé un articolato svolgimento che, passando attraverso la peripezia “eroica” – direi la quest – del protagonista (che per inciso si chiama Pippo o Pippocampo), attraversa tutto il campionario delle emozioni umane, dalla noia alla curiosità, dall’esaltazione del viaggio all’angoscia delle insidie che il mondo ignoto potrebbe presentare, dalle prigioni (leggi: “acquari”) all’amore, corrisposto o meno che sia.”

E il secondo, da quella dell’Isola di Barbini:

Recensioni Tito

“La più occidentale delle isole del Dodecaneso è tuttavia al centro di questo singolare reportage-romanzo principalmente per un altro motivo: l’essere stata il punto di approdo di alcuni profughi siriani in fuga dalla guerra che martoriava il loro paese. Barbini si sofferma in particolar modo sulla vicenda di una giovane, Samira, destinata in seguito a diventare una testimone del dramma del suo popolo e soprattutto delle donne siriane, e un’attivista impegnata in Europa. Per quella relativamente breve stagione, però, è stata la protagonista di una vicenda intima incastonata in quella storia collettiva, ovvero l’amore sbocciato tra lei e Apostolos, un pescatore e raccoglitore di sale del posto, colto e anche lui politicamente avvertito. Un amore, peraltro, dall’orizzonte già definito, perché ottenere un permesso di soggiorno per Samira, anche attraverso la trafila dell’asilo, era una strada praticamente impossibile. E, tuttavia, un amore forte e, entro quella cornice temporale, a suo modo “eterno”.”

Oltre a queste recensioni scritte da me, ne è uscita una particolarissima, che più che altro è un vero e proprio editoriale, su tutto il mio lavoro di scrittore e traduttore, frutto dell’incontro recentemente tenutosi alla Biblioteca Comunale “Giuseppe Giusti” di Monsummano Terme, e che la relatrice, scrittrice e storica, Marisa Salabelle, ha scritto su MasticadoresItalia. In particolare, Marisa ha ben colto alcuni temi di fondo della mia narrativa:

Recensioni Marisa
Una foto dell’evento di Monsummano (della bibliotecaria Stefania Bottai, che ringrazio)

“Uno dei temi centrali è il viaggio. Conoscere luoghi, ambienti naturali ma anche città, popolazioni, lingue: c’è un forte interesse per l’altro, per i modi di vita diversi, per i modi di esprimersi diversi. Si viaggia col corpo, si viaggia con la mente, si viaggia anche con le parole. L’importante è l’esperienza dell’alterità, della diversità, dell’altro come persona ma anche come specchio in cui è possibile rivedere una parte di se stessi.

Un altro tema ricorrente è quello della perdita: si parte, spesso, da una situazione di mancanza. Il protagonista di Viale dei silenzi è reduce da un brutto divorzio e parte alla ricerca del padre, del quale da alcuni anni si sono perse le tracce. L’alter ego che percorre l’Europa per ragioni di studio in Berretti Erasmus ha perso tragicamente la donna amata ed è alla ricerca di una persona nella quale ritrovare quell’armonia, quel senso di appartenenza reciproca al quale aspira. Ma se è alla ricerca di un amore, duraturo o anche passeggero, purché autentico e significativo, il giovane protagonista apprezza anche scambi di tipo amicale, perché sa che quello che è realmente importante è l’incontro con l’altra persona, la comunicazione, l’intesa, anche solo per una birra al pub.

Al contempo, Marisa ha gettato le basi delle mie pubblicazioni che verranno, perché mi ha fatto una domanda che, per così dire, anticipa le recensioni del futuro, andando al cuore del mio ancora inedito La via dell’altrove – romanzo che, per le anticipazioni che ho dato anche su questo blog, forse già sapete scendere al cuore della storia d’Europa degli ultimi quaranta-cinquant’anni.

“L’Europa, in particolare l’Europa del Nord, è luogo d’elezione nella narrativa di Agnoloni, e vien fatto di chiedergli se non lo deluda la piega che l’Unione europea sta prendendo negli ultimi tempi, chiudendosi in se stessa e adottando politiche che non sembrano ispirate ai principi sui quali fu fondata.

«È vero», dice Giovanni, «tuttavia, se invece che guardare alla politica di Bruxelles ci rivolgiamo alle persone, ci accorgiamo che in qualunque luogo, anche lontano, possiamo incontrare persone aperte, amichevoli, gentili, e possiamo intrecciare delle relazioni significative al di là della piega che possono prendere le politiche nazionali e comunitarie.»”

Ringrazio dunque di cuore Marisa Salabelle per questa perfetta e profonda sintesi del mio lavoro, che comprende anche il suo versante traduttivo, e torno a ricordarvi gli appuntamenti in arrivo.

Recensioni Marina
Ieri a Marina di Pisa alla libreria “Civico 14” (foto della libraia Mariangela Mori, che ringrazio)

Dopo aver ottimamente presentato ieri alla Libreria “Civico 14” di Marina di Pisa le mie due traduzioni dallo svedese Träbild. Sussurri da Gotland di Christian Stannow e Lettere delle piante agli esseri umani di Sanja Särman (Ortica Editrice), il 31 maggio (alle 18,30) saremo lì con Tiziano Arrigoni e il suo La dinamite nella valigia. Viaggio nell’Italia di Luciano Bianciardi (ed. La Bancarella), che ci permetterà di immergerci nel tessuto complesso degli anni Sessanta, con il loro fascino e le loro profonde contraddizioni.

Recensioni Arrigoni

Ne discuteremo insieme alla sociologa Julie Bicocchi, con la quale replicheremo anche il 7 giugno al centro culturale e residenza letteraria “Itaca” del giornalista e scrittori Paolo Ciampi (in via di San Domenico 22 a Firenze), sempre alle ore 18: in quel caso, però, sarò con noi anche il giornalista e storico della lingua italiana Gabriele Fredianelli.

Recensioni Sorin

Tra il 5 e il 6 giugno (alle 18,30), invece, saremo rispettivamente a “Itaca” e alla “Civico 14” con l’autore francese Olivier Sorin e il suo romanzo Il segreto di Solveig (ed. I Libri di Mompracem), da me tradotto. Si tratta di una storia d’amore e mistero sospesa tra ironia, dramma e paradossi del tempo in cui viviamo, in cui miracolosamente riescono ancora a coesistere la banalità sempre più diffusa – e scientemente propagata dalla società “Big Tech” – e l’incanto perdurante, perché radicato nella natura, dei luoghi (Parigi e la città marocchina di Essaouira, in particolare, ma non solo – ricorrono anche la Bretagna e Firenze stessa). L’autore sarà presente a entrambi gli appuntamenti.

Recensioni Carlo

Last but not least, l’11 giugno (ore 18) sarà il turno dell’ottimo Logout di Carlo Cuppini (ed. Marcos y Marcos) (una delle mie recensioni precedenti, qui): un romanzo che scende dritto al cuore delle insidie e della “cattiva coscienza” di una società (immaginaria?) retta dalle multinazionali della tecnologia e delle spedizioni. Lettura quanto mai intonata all’evoluzione che la mia stessa scrittura sta conoscendo, anche alla luce dell’attivismo del periodo pandemico e delle prese di coscienza legate all’approfondimento degli scritti pasoliniani che hanno contribuito a ispirare La via dell’altrove.